In grano veritas: riconosciuti i grani antichi della Sicilia

Sale a 28 il numero delle tipologie di grani antichi siciliani iscritti al Registro nazionale delle varietà da conservazione del ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali. Una proposta avanzata dall’assessorato dell’Agricoltura della regione Sicilia.

CNA è molto soddisfatta della decisione del dicastero che consentirà agli agricoltori di certificare e commercializzare le sementi prodotte, garantendone la qualità. Finora, infatti, non esisteva un sistema di controllo e di certificazione, con carattere di terzietà, per assicurare l’identità genetica del seme impiegato nelle lavorazioni. La Sicilia è la prima regione a portare con successo questa istanza fino al ministero delle Politiche agricole, ma già in altre regioni italiane si stanno avviando studi specifici per intraprendere un analogo percorso di tutela e salvaguardia delle varietà locali di grano.

CNA Agroalimentare proprio in Sicilia lo scorso anno ha organizzato il convegno “La filiera della trasformazione dei grani antichi siciliani e la tutela del consumatore”, sostenendone la valorizzazione e l’utilizzo nelle produzioni locali. Negli ultimi anni si è registrato un incremento dell’interesse da parte dei consumatori per i derivati dei cereali e in particolare per quelli ottenuti dalle varietà locali a cui viene riconosciuto un valore salutistico, si legge nello studio del Crea (Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria) presentato nel corso del convegno promosso dalla CNA. Inoltre sono in aumento i molini a pietra sul territorio regionale che alimentano specifiche micro filiere di qualità che impiegano varietà locali, così come gli agricoltori che dispongono del know how per la coltivazione e gestione delle varietà locali.

Da anni l’Italia non è autosufficiente nella produzione di grano, che importa per il circa il 40%. Secondo i dati diffusi dalla Borsa merci telematica italiana, nel 2017 il grano utilizzato nel nostro Paese proveniva soprattutto dal Canada (34%), dalla Francia (13%), dagli Usa (11%) e dal Kazakhstan (10%). Oggi la quota canadese è diminuita del 29% (passando da un milione di tonnellate a meno di 400mila) per via della campagna contro l’utilizzo del glifosato, un diserbante utilizzato per condurre più velocemente a maturazione il grano. Alla luce di questa diminuzione dell’importazione risulta ancora più importante tutelare e valorizzare le nostre materie prime.