Ho scoperto negli anni che le mani hanno una loro sapienza, un proprio gusto. Nel corso delle mie lavorazioni mi capita spesso di scoprire sempre qualcosa di inatteso e mi sorprendo io stessa. Quello che mi piace del mio lavoro è la scoperta, perché è lì, secondo me, che passa sia la crescita ma anche l’arte…è grazie a ciò che ho sviluppato il mio approccio artistico”.

Adele Sbernini, mamma e liutaia di 35 anni, vive e lavora a Cargiago di Ghiffa, un piccolissimo paese in riva al lago Maggiore in provincia di Verbania.

Nella vita pensava avrebbe lavorato in un laboratorio scientifico con guanti e luci a neon ma al quinto anno di biologia molecolare all’università si rese conto che probabilmente il suo laboratorio doveva essere di un altro tipo così come il suo piacere per la scoperta, doveva dirigersi verso qualcosa di diverso: qualcosa che gli permettesse di stupirsi ma per ciò che le sue mani creavano.

Ed allora il ritorno alle origini. “Mio papà è stato molto attento, sia con me che con i miei fratelli, a non condizionarci con la sua passione. Voleva fossimo liberi di scegliere quello che volevamo fare nella vita”. Nonostante gli sforzi del padre Luca, ad oggi uno dei migliori liutai in Italia, il fascino del divieto avuto da bambina prese il sopravvento su Adele, anche se a distanza di anni, e quella misteriosa “stanza dei violini” – era così che chiamavano lei i suoi due fratelli la camera, per loro off limits, in cui il loro papà lavorava il legno – divenne il suo habitat.

“Chiesi a mio padre se potevo aiutarlo nel suo lavoro…e pian piano imparare. Ci misi un intero anno ma alla fine portai a termine il mio primo violino. E’ stato molto difficile, perché mio papà è molto esigente, ma è stato altrettanto bello. Arrivare alla sera con un pezzo di legno tra le mani creato da me equivaleva a ritrovarmi a casa, ed ho capito che quella era la mia strada”.

Così Adele comunica al padre la sua decisione: voleva fare la liutaia. “All’inizio non la prese bene – ricorda Adele – perché insegnare ai propri figli non è semplice, la nostra relazione il primo anno è stata messa a dura prova, ma ce l’abbiamo fatta!”.

Diversamente dai suoi colleghi liutai, Adele inizia la sua avventura con il restauro e solo successivamente si dedica alla creazione degli strumenti. “Nel restauro bisogna un po’ annullarsi – spiega Adele – perché si agisce su un lavoro fatto da altri in cui non si deve vedere l’intervento di un altro artigiano. Mi resi conto però che mancava la mia espressione perciò da alcuni anni mi dedico esclusivamente alla produzione”.

Adele realizza tre strumenti all’anno, soprattutto violini ma anche viole e violoncelli,  e non utilizza alcun tipo di macchinario. Il suo lavoro è esclusivamente manuale, e questo la rende molto fiera.

Il mio è un lavoro atipico, perché dà molta libertà sia in termini di tempo che in termini di modalità lavorative: si può scegliere se essere più artisti o più falegnami; se vendere direttamente ai musicisti o ai commercianti. Ogni liutaio può scegliere una strada diversa ed è questo il difficile: riuscire a capire qual è il tuo percorso”.

Adele lavora da sola. Questo, oltre ad essere per lei un grande motivo di orgoglio, è anche una grande comodità: può decidere i suoi tempi, e avendo una bimba piccola può lavorare anche dopo cena, nei ritagli di tempo o quando ha l’ispirazione giusta nel suo laboratorio a pochi passi da casa.

“Il mio laboratorio è molto piccolo, lavorando con le mani ho bisogno di poche cose: pochi strumenti, un tavolo e nient’altro. Uso principalmente il legno di abete del Trentino e acero dei Balcani. Dal momento dell’acquisto lo faccio stagionare almeno 4 o 5 anni e spesso preferisco tenerlo in casa, dove vivo, in modo da ridurre al minimo le alterazioni atmosferiche e controllare che non venga infestato dai tarli”- racconta Adele, che vende i suoi violini principalmente a commercianti esteri di Taiwan, Cina, Giappone e ultimamente anche ad alcuni musicisti italiani ma il grosso dei suoi contatti – ci rivela – arriva attraverso il suo canale di Instragram che le permette di far vedere le varie fasi della lavorazione e i suoi prodotti finiti… questo incuriosisce molto.

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