Le tavole sono il risultato dell’analisi dei dati relativi alle imprese artigiane diffusi da Movimprese per gli anni 2009 e 2016. Per ogni regione e provincia italiana viene riportato il numero delle imprese artigiane registrate e la relativa variazione, in valore assoluto e percentuale. Il dato diffuso da Movimprese, sul numero di imprese artigiane registrate negli albi delle camere di commercio, consente di operare un’analisi dell’evoluzione del tessuto produttivo nelle regioni e province italiane. Concentrando l’attenzione sulla numerosità delle imprese artigiane nel periodo 2009 – 2016 si registra una riduzione nel numero delle stesse del 9,2%, un dato che in termini assoluti equivale a 153.835 unità in meno, che nel 2016 ammontavano a 1.342.389. A livello territoriale, fatta eccezione per le province di Bolzano e Monza-Brianza, nelle quali tra il 2009 e il 2016 il numero delle imprese artigiane è aumentato, tutte le altre province sono accumunate da un trend discendente del numero di imprese artigiane, pur seguendo dinamiche differenti a livello settoriale. Particolarmente alte in valore assoluto sono le perdite nelle province di Torino (6.025 imprese artigiane in meno) e Bari (4.748 imprese artigiane in meno), mentre in termini percentuali le flessioni maggiori si registrano tra le province di Pesaro-Urbino (-17,9%), Palermo (-18,2%) e Lucca (-20,2%).

A livello settoriale, in alcuni casi la diminuzione della base produttiva artigiana è stata determinata dalla crisi. È il caso della manifattura e delle costruzioni dove la caduta dell’attività produttiva ha investito l’intera base produttiva, in larga parte costituita da imprese artigiane.

In altri casi, però, è il modello artigiano a non avere retto all’impatto della crisi determinando così una diminuzione del numero delle imprese. Nel settore dei trasporti, ad esempio, a fronte di una riduzione ampia del numero delle imprese artigiane, si riscontra un aumento di quello delle imprese non artigiane. È verosimile che in questo contesto, la crisi abbia determinato una riorganizzazione del settore favorendo in particolare le imprese di dimensioni maggiori.

Dai dati emerge che la crisi esplosa nel 2009 ha avuto un effetto dirompente sul tessuto produttivo nazionale. In questo studio, questa circostanza è analizzata considerando una sola dimensione: il numero delle imprese. Evidentemente si tratta di una informazione imprescindibile ma non in grado di spiegare compiutamente l’impatto della crisi nei settori produttivi, in assenza di altri dati riguardanti, ad esempio, l’occupazione e il valore aggiunto.

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