Ci sono storie così emblematiche da rappresentare un’intera nazione o un tratto del suo cammino. E’ il caso di Pasquale Scarlatelli, o Pasqualino, come lo chiama ancora oggi, dopo la sua scomparsa, Nicola, che alla vita dell’amatissimo fratello ha dedicato un lungo racconto diventato “grazie all’entusiasmo e alla collaborazione di tanti” una vera rappresentazione teatrale, messa in scena proprio oggi, davanti a una platea di oltre 200 persone, a Torino, in occasione del 40° anniversario dell’impresa di Nicola.  

La storia della Samec, impresa meccanica di cui Nicola è fondatore e amministratore, infatti, non può essere scissa da quella di Pasqualino. Più che un fratello, un esempio di vita e “di etica – sottolinea Nicola – sintesi degli ultimi 40-50 anni della storia del nostro Paese”. 

Pasquale Scarlatelli nasce nel 1941 in provincia di Isernia e “a 8-9 anni è già un uomo”. Il padre, grandissimo lavoratore (per mantenere la famiglia fa tre lavori),  è comunista e per questo è costretto ad  emigrare in Francia a fare il muratore, e Pasqualino, a 17 anni, diventa così l’uomo di casa. Lavora nei campi e fa il sarto. Ma è dura mantenere la famiglia: nel ’63, sbarca in cerca di opportunità a Torino e trova lavoro come sarto. Un anno dopo lo raggiunge tutta la famiglia: la madre, Mario il secondo genito, e Nicola che ha 7 anni. Più tardi arriverà anche il padre.  

Pasqualino è molto intelligente, ma non ha studiato. Riesce ad entrare alla scuola allievi Lancia (alla Fiat lo rifiutano perché chieste informazioni scoprono che è comunista), di giorno frequenta la scuola e i laboratori, la sera studia da privatista, spendendo tutti i soldi che guadagna. Prende la licenza media e, sempre lavorando, si diploma perito meccanico. La Lancia lo assume e nel ’72 fa il salto sognato da tutti: da operaio a impiegato.

Ma Pasqualino non si ferma. Si licenzia e decide di mettersi in proprio….

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