La Commissione Europea ha deciso di deferire l’Italia alla Corte di giustizia dell’UE a causa del sistematico ritardo con cui le amministrazioni pubbliche italiane effettuano i pagamenti nelle transazioni commerciali, in violazione delle norme dell’UE in materia di pagamenti (direttiva sui ritardi di pagamento, direttiva 2011/7/UE).

Secondo la direttiva sui ritardi di pagamento le amministrazioni pubbliche sono tenute a pagare le merci e i servizi acquistati entro 30 giorni o, in circostanze eccezionali, entro 60 giorni dal ricevimento della fattura.

La puntualità dei pagamenti è particolarmente importante per le piccole e medie imprese (PMI). L’Italia deferita alla Corte di Giustizia Europea,  nonostante i ritardi siano mediamente diminuiti di 10 giorni rispetto alla situazione esistente prima dell’entrata in vigore della direttiva e alcuni altri Stati membri UE si stiano  impegnando a fare di più per promuovere una cultura dei “pagamenti rapidi“. La relazione della CE sui ritardi di pagamento del 26.8.2016, ha tuttavia evidenziato la necessità di compiere ulteriori progressi nell’attuazione della direttiva.  La Commissione Europea ha riconosciuto gli sforzi compiuti dal Governo Italiano per migliorare la situazione in seguito all’avvio della procedura di infrazione con  lettera di costituzione in mora nel giugno 2014 e il successivo invio del parere motivato nel febbraio 2017.  A più di tre anni dall’avvio della procedura di infrazione, tuttavia, le amministrazioni pubbliche italiane necessitano ancora in media di 100 giorni per saldare le loro fatture, con punte che possono essere nettamente superiori.  Per tali motivazioni la Commissione ha pertanto deciso di deferire l’Italia alla Corte di giustizia dell’UE.

 

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