Nei primi tre mesi dell’anno le nostre esportazioni si fermano a 2,9 miliardi di euro contro i 3,1 miliardi dello stesso periodo dell’anno precedente, con un calo di 207 milioni di euro. Per effetto di questa flessione del 6,7 per cento, le Marche sono la regione che fa peggio in Italia, preceduta solo dalla Sicilia (-21,8 per cento) e seguita dalla Puglia (-5,5 per cento).

Spesso, in passato avevano portato in alto l’export marchigiano. Questa volta il settore farmaceutico e la provincia di Ascoli Piceno, invece, hanno trascinato verso il basso le nostre esportazioni che, nel primo trimestre 2015 si fermano a 2,9 miliardi di euro contro i 3,1 miliardi dello stesso periodo dell’anno precedente, con un calo di 207 milioni di euro. Per effetto di questa flessione del 6,7 per cento, le Marche sono la regione che fa peggio in Italia, preceduta solo dalla Sicilia (-21,8 per cento) e seguita dalla Puglia (-5,5 per cento). A livello nazionale l’export aumenta del 3,2 per cento. Ad affermarlo il Centro Studi Cna Marche, che ha elaborato i dati dell’Istat per la regione Marche.

Oltre ai prodotti farmaceutici, che perdono 121 milioni di euro scendendo da 601 a 480 milioni, è forte anche il calo dei prodotti petroliferi (-63,4 mln) e del tessile abbigliamento (-48,6 mln) mentre anche la meccanica vede le esportazioni ridursi di 15,4 milioni di euro.  Con altri 4,7 milioni persi dalle materie plastiche. Positivi gli altri settori manifatturieri.

Disaggregando i dati su base territoriale, è la provincia di Ascoli Piceno a pagare il prezzo più alto, con una riduzione dell’export di 130 milioni di euro, seguita da Ancona (-71 mln), Macerata (-17,5 mln) e Fermo (-3,9 mln). Aumenta invece l’export della provincia di Pesaro Urbino (+17,1).

“A preoccuparci” ha commentato il presidente di Cna Marche Gino Sabatini “non è tanto il dato della farmaceutica e dell’ascolano, legati entrambi ad un’unica azienda multinazionale con la sede principale in Belgio, che recupererà certamente la sua quota di export nei prossimi trimestri. A preoccuparci sono soprattutto i cali delle esportazioni del tessile abbigliamento e della meccanica, due grandi settori manifatturieri della regione che lo scorso anno avevano dato segni di ripresa, incrementando la loro presenza sui mercati esteri. Speriamo si tratti solo di una parentesi e che già con i dati del secondo trimestre possa riprendere la crescita dell’export marchigiano.”

Il Centro Studi Sistema della Cna Marche ha analizzato anche i dati dell’export regionale verso i singoli Paesi. La significativa riduzione di merce esportata in Belgio (-171,3 milioni di euro) non fa che confermare il crollo del farmaceutico. Crolla anche l’export verso la Russia, sceso da 182,8 a 105,5 milioni di euro, con la perdita di 77,3 milioni di euro, un calo imputabile interamente alle sanzioni decise in seguito alla crisi ucraina. Quasi azzerato, sempre a causa dell’instabilità e delle guerre, l’export verso il Libano (da 26 a 4 milioni di euro) e verso l’Etiopia (da 15 a 1,8 mln). Segno negativo anche per le nostre esportazioni in Francia (-15,1 mln) e in Cina (-2,6 mln). Notevole anche il crollo dell’export verso Gibilterra (da 69 a 7,5 mln) quasi esclusivamente imputabile ai prodotti petroliferi. Cresce invece l’export marchigiano verso la Germania (+18,7 mln), gli Stati Uniti (+17,5 mln), la Gran Bretagna (+14,2 mln), la Turchia (+24,4 mln), l’Arabia Saudita (+14,4 mln) e la Svizzera (+10,1 mln).