Un decimo del mercato dei lavori di manutenzione transita già dal MEPA, la piattaforma elettronica gestita da CONSIP. A un anno di distanza da quando è stato consentito alla centrale di acquisti di entrare, per la prima volta nella sua storia, nel settore degli appalti di lavori sotto la soglia di un milione di euro, arriva il primo consuntivo sull’impatto che ha avuto questa novità delineata dalla legge di Stabilità 2016. I numeri del consuntivo sono interessanti: in dodici mesi sono state attivate quasi 8mila procedure per un valore complessivo di 270 milioni di euro, con circa 13mila fornitori accreditati, su un mercato potenziale di 2,5 miliardi di euro.

I dati registrano un peso prevalente delle procedure sotto i 150mila euro. Sia guardando alle imprese accreditate che alle classi di importo delle gare, è questa categoria di lavori ad avere il netto predominio.

Come funziona il sistema 

La novità è stata attivata a luglio del 2016. La centrale di acquisti della PA, controllata dal ministero dell’Economia, ha utilizzato la facoltà prevista dalla legge di Stabilità 2016 (articolo 1, comma 504) lanciando i primi sette bandi che consentivano alle imprese di accreditarsi presso il MEPA (mercato elettronico della PA) per le piccole gare di manutenzioni ordinarie e straordinarie. Le categorie coinvolte erano quelle delle manutenzioni edili, stradali, ferroviarie ed aeree, idrauliche, marittime e reti gas, impianti, ambiente e territorio, beni del patrimonio culturale e opere specializzate. Categorie che guardano a un mercato gigantesco: le manutenzioni sotto il milione valgono, infatti, circa 2,5 miliardi di euro ogni anno. Dal perimetro di CONSIP – va ricordato – sono escluse tutte le gare che rientrano nell’ambito di competenza del manutentore unico dell’Agenzia del Demanio. Quindi, sotto l’ombrello della centrale di acquisti del MEF rientrano le amministrazioni non statali (soprattutto i Comuni), il ministero della Difesa, quello dei Beni culturali, gli Affari esteri, gli organi costituzionali (come il Quirinale, il Parlamento, la Corte costituzionale), Palazzo Chigi, le università e gli enti di ricerca.

 Gli importi e le procedure

Le amministrazioni possono negoziare lavori per importi fino a un milione di euro, invitando il numero minimo di fornitori prescritto dalla normativa, secondo le indicazioni del Codice appalti. Materialmente, le PA entrano nel MEPA e selezionano il tipo di procedura che vogliono avviare. Una volta spuntata la voce di loro interesse, si vedono comparire tutte le imprese che hanno le caratteristiche per partecipare alla gara. Dal momento che hanno presumibilmente a disposizione molte aziende, nel portale ci sono dei filtri, che permettono una scrematura delle imprese, ad esempio in base alle aree nelle quali queste sono interessate a lavorare o per le fasce di importo degli appalti. È possibile anche chiedere al sistema di effettuare un’estrazione casuale degli invitati, tramite un algoritmo che dovrebbe garantire l’ imparzialità della scelta. Anche se l’applicazione del principio di rotazione resta una responsabilità esclusiva dell’amministrazione. Come peraltro tutti i passaggi della gara.

 Il bilancio di CONSIP

 A distanza di un anno i dati di CONSIP permettono di fare un primo bilancio che parte da una constatazione: in dodici mesi sono passati dal MEPA 270 milioni di bandi di lavori con 254 milioni di valore di aggiudicazione e ribassi medi del 21%. Siamo, insomma, già intorno al 10% del mercato totale delle manutenzioni, con un gran numero di procedure completato: 7.725.

In gran parte (il 61%) si tratta di richieste di offerta: una procedura nella quale la PA invita le imprese interessate a partecipare alla gara a formulare una loro proposta. Nel 39% dei casi, invece, l’aggiudicazione è arrivata dopo la trattativa diretta con un solo operatore economico. Nella sostanza, ci sono state circa 3mila procedure negoziate con una sola impresa. Dominano gli importi piccoli: le procedure sotto i 150mila euro occupano il 61% del mercato, mentre la fascia più ricca (sopra i 516mila euro e fino al milione) impegna appena il 12 per cento.

 Il quadro delle amministrazioni

I ministeri e le Agenzie fiscali  coprono il 42% di questo mercato (acquisto di lavori di manutenzione) Seguono i Comuni, con il 37%. Questo evidenzia un’anomalia rispetto alle proporzioni del settore delle manutenzioni, dove invece sono gli enti locali a bandire tre lavori su quattro. Evidentemente, allora, Comuni e Province non hanno ancora preso completamente confidenza con questi nuovi bandi. Guardando alla distribuzione del territorio, c’è un altro dato sorprendente: il Sud è in testa con il 32%, davanti al Nord-est con il 21% e al Centro Italia con il 19%.

 Cosa hanno fatto le imprese

In poco più di dodici mesi si sono abilitati  13mila fornitori : tre su quattro sono microimprese e due su tre sono società di capitali. Anche sul fronte degli operatori, come per le stazioni appaltanti, pesa molto il Sud, che vale il 29,5%, davanti al Centro (21%) e al Nord-Est (17,6%). La prima regione in assoluto è la Campania, con 1.999 imprese, seguita dalle 1.706 del Lazio e dalle 1.735 della Sicilia. I numeri delle imprese vanno incrociati con un dato: le attestazioni SOA sono obbligatorie per i lavori pubblici solo oltre i 150mila euro. Al di sotto di questa soglia, si può procedere liberamente. Scorrendo gli elenchi delle tipologie di imprese qualificate, si nota che quasi ovunque prevale la presenza di imprese che non hanno la SOA.

Brevi considerazioni di merito di CNA COSTRUZIONI

CONSIP ha più ragione di esistere per gli acquisti di forniture (ad esempio di siringhe o sedie) poiché in quel caso potrebbero esserci economie e benefici evidenti per la PA. Abbiamo molti dubbi sull’operato di CONSIP nel mercato dei piccoli lavori di manutenzione.

Al di là dei risultati del MEPA sopra descritti, ci sono ancora alcune criticità di fondo sulle quali occorre intervenire, quali ad esempio il ruolo di CONSIP nei prossimi mesi ed anni e quello cruciale della qualificazione delle stazioni appaltanti (vero e proprio banco di prova dell’attuazione piena e corretta del Codice degli appalti).

Il primo tema riguarda la possibile concentrazione di potere eccessiva in capo a CONSIP, il rischio è quello di stravolgere i rapporti di forza nel mercato dei lavori, pensando a vantaggi che sono tutti da dimostrare.

Il secondo tema è legato alla qualificazione delle stazioni appaltanti. Il fatto che CONSIP potrebbe diventare sostanzialmente il service per i Comuni meno strutturati, compensando così le deficienze della pubblica amministrazione, segnala oggettivamente che ci sono delle norme sulla qualificazione delle stazioni appaltanti rimaste ferme, anche se previste dal nuovo Codice. È più che mai necessario che si definisca con chiarezza e precisione quali stazioni appaltanti hanno competenze per svolgere le diverse attività legate alle procedure di gara e quali no. Se non si interviene con decisione su questo nodo irrisolto rischia di naufragare tutto l’impianto disegnato dal nuovo Codice degli appalti pubblici.