Nel 2018 la produzione manifatturiera dell’Italia ha accusato quattro contrazioni congiunturali trimestrali consecutive via via più profonde (-0,3% nel primo trimestre, -0,5% nel secondo e nel terzo trimestre, -0,9% nel quarto trimestre).

Per ritrovare un anno con la produzione manifatturiera in terreno negativo in tutti e quattro i trimestri bisogna risalire al 2012, quando la caduta prolungata dell’attività produttiva era coincisa con (ed era stata in parte determinata da) eventi eccezionali quali la crisi dello spread e una restrizione fiscale particolarmente accentuata.

Per effetto di questi andamenti congiunturali, nel quarto trimestre 2018 i volumi complessivamente prodotti sono risultati in diminuzione di 2,2 punti percentuali rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente quando, invece erano aumentati del 4,9%.

Il peggioramento dello stato di salute dell’industria manifatturiera è stato repentino e diffuso nei vari comparti di attività economica. Il segno “meno”, infatti, accompagna l’andamento della produzione in undici casi su tredici.

In questa fase desta preoccupazione soprattutto l’andamento della produzione del comparto dei mezzi di trasporto, passata dal +7,3% registrato nel quarto trimestre 2017 al -5,7% nello stesso periodo 2018, in virtù delle forti interconnessioni esistenti con altre produzioni intermedie e complementari (in primis la meccanica e la chimica).

È quanto mai auspicabile che vengano messe in campo misure economiche di discontinuità rispetto a quanto realizzato finora che siano in grado di accrescere la fiducia di consumatori, imprese e investitori. Queste misure devono essere pensate su misura in particolare per le imprese della produzione. È infatti da troppo tempo che manca una politica che metta al centro la manifattura, con interventi che, agevolando gli investimenti in innovazione e ricerca e sviluppo e riducendo il costo del lavoro, siano in grado di accrescere la competitività del nostro sistema produttivo.

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