“Piccole imprese altoatesine escluse dalle gare d’appalto perché le stazioni appaltanti, anziché prevedere la suddivisione in lotti, procedono con bandi unici di servizi e forniture che aprono il mercato a grandi imprese di fuori provincia, lasciando alle nostre aziende solo le briciole”. La denuncia è di Claudio Corrarati, presidente di CNA-SHV, e prende spunto dal bando di gara per la videosorveglianza della Comunità comprensoriale della Bassa Atesina.

Si tratta di un progetto che coinvolge 18 Comuni che prevede come prerequisito l’attestazione Soa 0S19 in categoria 3. Un paletto che, di fatto, esclude parecchie aziende locali dalla gara. “Situazioni simili – prosegue Claudio Corrarati – le registriamo in tutti i centri di fondovalle, a cominciare dai Comuni di Bolzano e Merano, ad esempio sugli appalti per le pulizie. Mentre la legge provinciale sugli appalti recepisce lo Small Business Act e la Direttiva europea, prevedendo la suddivisione in lotti per venire incontro alle imprese locali, le stazioni appaltanti preferiscono aggregare in un unico bando. Questa è la semplificazione così come la intendono i burocrati, non certo quella che chiedono le imprese”.

Lo Small Business Act prevede al punto 4 la necessità di “rendere le pubbliche amministrazioni permeabili alle esigenze delle piccole e medie imprese”. Al punto 5 aggiunge che occorre “adeguare l’intervento politico pubblico alle esigenze delle PMI, facilitare la partecipazione delle Pmi agli appalti pubblici e usare meglio le possibilità degli aiuti di Stato per le Pmi”. Anche da questi principi è discesa la Direttiva 2014/24/UE sugli appalti pubblici. La legge provinciale prevede l’accesso semplificato delle piccole e medie imprese gli appalti pubblici di lavori, servizi e forniture, garantendo, ove possibile, la suddivisione in lotti dei lavori, proprio come richiesto dalla Direttiva Ue. I legislatori nazionali hanno confermato questa linea.

“Ora che ci sono gli strumenti normativi – sottolinea il presidente di CNA-SHV – le Amministrazioni possono indire i bandi di gara, ma di suddivisioni in lotti ne vediamo poche. Anzi, dove è possibile le Amministrazioni pubbliche accorpano i lavori, generando bandi di gara di importo elevato e con prerequisiti quasi sempre irraggiungibili per le imprese più piccole. Qualcosa non funziona, c’è un evidente scollamento tra le finalità della Direttiva Ue e delle leggi nazionale e provinciale sugli appalti e l’applicazione concreta delle stazioni appaltanti: accorpando servizi, lavori e forniture si semplifica la vita degli stessi burocrati, ma le Pmi locali vengono private di linfa vitale”.