Anche se si chiama Re-start, è una start-up. Anzi, una signora start-up. Infatti ha vinto la pitching battle, ovvero la sfida tra i progetti d’impresa che hanno partecipato al Sector Open Lab Digital Craft, nello Spazio Attivo dell’Incubatore ICult di Viterbo.

L’iniziativa, come si ricorderà, era stata lanciata a novembre, tramite una call, da Bic Lazio, partner la CNA di Viterbo e Civitavecchia, il Comune e l’Accademia delle Belle Arti di Viterbo. Obiettivo: stimolare, nella filiera dell’artigianato artistico e tradizionale, idee da sviluppare con l’impiego delle tecnologie avanzate del Fab Lab Lazio e con interventi formativi e di tutoraggio. E nel mese di dicembre era iniziato il percorso di accompagnamento per la validazione dei progetti selezionati tra quelli presentati da giovani creativi, professionisti, imprese.

A presentare i risultati, all’Incubatore, ce l’hanno fatta in sette. Tutte idee imprenditoriali innovative. Re-start Design è quella di Fabio Panìco, architetto romano, pronto a trasferirsi anche nella Tuscia: dentro, c’è il restauro di vecchi mobili, altrimenti destinati alla discarica. Il concetto? Consegnare, a chi vuole disfarsene, un buono da spendere all’interno di un’apposita piattaforma web, poi prendere il materiale e, in chiave ecodesign, rimetterlo a nuovo. Oltre che sul mercato online, naturalmente. A lui, il premio da 500 euro garantito dal Comune. “E’ bello vedere tanta passione per l’artigianato -dice Luigia Melaragni, segretaria della CNA di Viterbo e Civitavecchia-.  L’esperienza realizzata va nella giusta direzione: tramandare e valorizzare i mestieri basati sul saper fare con l’ausilio delle tecnologie digitali, che oggi hanno un ruolo importante sia nella progettazione che nella produzione. E nella fase di vendita”.

Ma anche le altre idee sono validissime. Una breve carrellata. Le Scatole magiche della Cooperativa sociale Alice, di Tarquinia: produzione di oggetti (è stata mostrata una linea di bomboniere solidali) grazie a un calco, studiato con il supporto del Fab Lab, che facilita il lavoro di persone diversamente abili. Eledu dei musicisti Paolo Gatti e Francesco Bianco: un software per l’apprendimento musicale. Handycraft Moltistrati di Matteo Petrosemolo, artigiano ebanista, e Andrea Agates, tecnico informatico, entrambi romani: produzione di arredi con un particolare design tramite macchinari a controllo numerico. Boca Design di Roberta Boggi e Chiara Carrarini, architette di Acquapendente: oggetti e installazioni con legno da riciclo e materiali fluidi. Kinooki di Ivano Forte, di Formia: un sistema di archiviazione digitale. Infine iQrip (la nuvola dei ricordi) presentata da Patrizio Rotatori per la Cooperativa Terra e Mare, di Tarquinia: un Qr code ceramico da inserire sulle lapidi che dà accesso a immagini e filmati del caro estinto. Siamo, insomma, alle lapidi 2.0.

“Ringraziamo Giulio Curti, responsabile dell’Incubatore, e lo staff di professionisti che ha consentito di realizzare una esperienza davvero entusiasmante -sottolinea Melaragni-. Per i partecipanti, si apre adesso l’opportunità di altri percorsi all’interno di Bic Lazio. Anche per la CNA, sarà interessante seguire l’ulteriore sviluppo di queste idee alla prova del mercato”.