“La messa in sicurezza del nostro patrimonio edilizio non può prescindere da una ricognizione dello stato di salute degli impianti e della loro messa a norma”. È la proposta che avanza Andrea Vecchiato, portavoce di CNA-SHV Installazione Impianti, in merito al progetto Casa Italia che, nelle intenzioni del Governo, dovrebbe avviare un grande processo di ristrutturazione del patrimonio immobiliare pubblico e privato. Vecchiato aggiunge: “Bene sarebbe se, parallelamente al progetto nazionale Casa Italia, la Provincia di Bolzano sviluppasse un analogo percorso Casa Südtirol, affinché la messa in sicurezza del patrimonio edilizio non sia oggetto di discussione solo quando si parla di risanamenti energetici CasaClima o ristrutturazioni, ma si considerino anche le condizioni degli impianti”.

“Condividiamo quanto ha proposto ANACI (la maggiore associazione di amministratori di condominio) e proprio perché apprezziamo la visione di medio-lungo termine del progetto Casa Italia –  prosegue Vecchiato – siamo convinti che un complessivo check up degli impianti sia una delle priorità da seguire anche in Alto Adige se si vuole realmente affrontare la questione della sicurezza degli edifici”.

Dal Rapporto sul mercato della installazione di impianti curato dal CRESME per CNA, risulta che nel nostro paese negli edifici residenziali vi sono quasi 20 milioni di impianti termici (autonomi e centralizzati), più di 17 milioni per l’aria condizionata, 12 milioni per la produzione di acqua calda sanitaria, 20 milioni di impianti elettrici ed elettronici e 930.000 impianti di sollevamento; quest’ultima è una caratteristica tutta italiana in quanto il parco ascensori installato, che fa oltre 100 milioni di “corse” al giorno, al mondo è secondo soltanto a quello della Cina. In pratica, non c’è una abitazione senza almeno un paio di impianti.

Purtroppo, il panorama edilizio italiano, soprattutto quello che risale agli anni dell’immediato secondo dopoguerra e al periodo del boom economico, è generalmente di bassa qualità ed in condizioni di arretratezza: “Sarebbe pertanto parzialmente efficace intervenire solamente sulle singole unità abitative – afferma il portavoce degli impiantisti CNA-SHV –  ma con ogni probabilità potrebbe invece essere più utile puntare ad un’opera di rigenerazione urbana che consenta il risanamento e l’efficientamento energetico su vasta scala di intere aree delle città e dei territori”.   

Mettere in sicurezza il patrimonio immobiliare e garantire la sua sicurezza nel tempo significa anche intervenire su molti altri aspetti del problema a partire dalle verifiche e dai controlli sugli impianti esistenti. Per installare gli impianti secondo la cosiddetta “regola dell’arte”, si devono seguire le norme UNI e CEI; al termine dei lavori, poi, il responsabile tecnico dell’impresa deve rilasciare, sotto la sua personale responsabilità, una dichiarazione di conformità prevista per legge che sostanzialmente certifica la conformità dell’impianto installato.

Peccato che la mancanza di una cultura della sicurezza e della manutenzione degli impianti da parte dei cittadini/utenti alimenti il fenomeno degli operatori abusivi che prestano i loro “servizi” senza alcuna abilitazione e preparazione professionale. La sostanziale mancanza dei controlli da parte degli enti competenti (i Comuni oltre i 40.000 abitanti e le Province) non ha fatto altro che favorire la diffusione del fenomeno: “Del resto – conclude Vecchiato – è stato lo stesso legislatore a nascondere la testa sotto la sabbia; nel DM 37/08 manca infatti tutto il Capo II che disciplina il sistema di verifica degli impianti. Se non parte una consistente ed accurata attività di verifica degli impianti è illusorio aspettarsi risultati concreti in materia di messa in sicurezza”.