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C’è una lama per ogni ortaggio. C’è quella per gli arrosticini e per il trancio di pesce spada. A ognuno, il suo coltello. Ce lo spiega Domenico Fraraccio, coltellinaio. È lui il protagonista di CNA Storie di novembre. Coltellinaio, e non coltellaio: perché a Frosolone, nel Molise, i maestri artigiani sono celebri per i coltellini pieghevoli. Ma qui si produce di tutto. Oltre 75mila pezzi l’anno. Un tempo nel piccolo borgo, di artigiani come Domenico e i suoi figli, Michele e Nicola, se ne contavano oltre 100. Per lo più aziende familiari a titolare unico. Era la bottega- scuola, dove si andava a imparare. Oggi Domenico ha undici dipendenti, di cui due apprendisti. L’ultimo arrivato un mese fa.

“Il mercato di riferimento è innanzitutto l’Italia” spiega Domenico. Ma non manca l’estero: “abbiamo clienti in America, in Arabia Saudita e anche nei Balcani”. Coltelli per l’estrazione del cavolo, destinati all’agricoltura; coltelli per la macelleria e per la pescheria. Il cliente tradizionale delle Coltellerie Fraracci è il rivenditore specializzato, l’arrotineria, il ferramenta e i negozi di articoli per l’agricoltura.

I coltelli sono fatti a mano, uno per uno. Un lavoro di grandissima precisione. Qui ci sono quasi 400 stampi per la base di altrettanti modelli. Ma non manca il supporto di macchinari, di ultima generazione: “sono indispensabili delle procedure automatiche o semi automatiche – spiega Domenico- per aumentare la produzione e ridurre i costi”.

Grande attenzione alla ricerca, al riciclo di materiali e alla partnership con start up del territorio: come quelle di Campobasso e Termoli, da cui Domenico, Michele e Nicola hanno acquistato la macchina CNC per la fresatura, quella per la produzione di manici in plastica e il laser per la marcatura. Evolvono le tecniche, come i materiali. Con un ritorno alla qualità. I manici, un tempo erano di corno, ovvero di corna di mucca. Col passare del tempo si è fatto sempre più ricorso alla plastica. Ma oggi la domanda si sta orientando sempre di più, di nuovo, al corno. E poi c’è la grande attenzione per il riciclo di materiali di scarto: “Stiamo molto attenti sia per lo scarto della lavorazione dell’acciaio, che viene rimandato in fonderia, che delle materie plastiche: queste, dopo la lavorazione, vengono tritate e poi riutilizzate per la lavorazione successiva”.

Lo scarto della lavorazione dell’acciaio viene rimandato in fonderia. La plastica viene tritata e poi riutilizzata per la lavorazione successiva

La Fraracci è associata alla CNA da venticinque anni. “Abbiamo avuto ottime collaborazioni. È stata un’esperienza molto positiva” osserva Domenico.

Chi ce l’ha fatta, come Domenico, oggi ha un mercato di riferimento solido e fidelizzato. La minaccia oggi è la concorrenza di Cina e Pakistan. Sui cui prodotti, delle certificazioni per l’utilizzo a uso alimentare, non c’è neanche l’ombra. Ma su tutto incombono il caro-materiali e i costi dell’energia. “Sull’acciaio l’aumento è arrivato al quaranta per cento – dice sconsolato Domenico-. Sui materiali plastici siamo arrivati al settanta per cento”. Ma la zavorra più pesante è legata al riscaldamento: “abbiamo fatto una stima: passerà da 5mila a 11mila euro”.

La scelta di lasciare ogni singolo passaggio del processo di produzione nella stessa fabbrica è un riconoscimento al territorio: “Nella nostra attività facciamo dalla franciatura alla finitura, compresa la tempera e lo stampaggio dei manici”.

Fra le mani degli operai, ogni coltello passa un esame attento e accuratissimo. Niente è lasciato al caso. Tantomeno la tecnica per la chiusura corretta del coltellino. Che va preso, manco a dirlo, sempre dalla parte del manico.