Sembrano calare ancora vertiginosamente le esportazioni della Sardegna. Il 2014 si è chiuso con una flessione del valore dell’export del -13,6%, calo che segue quello del -15,8% registrato nel 2013. Sembrerebbe un dato totalmente negativo che vede la Sardegna in netta controtendenza rispetto al resto d’Italia: a livello nazionale l’export ha infatti rappresentato uno dei pochi fattori positivi in grado di sostenere l’attività delle imprese nel 2014 (+2% secondo gli ultimi dati dell’Istat) e, insieme all’euro debole e alla ripresa del commercio mondiale (+3,8% nelle previsioni del FMI) contribuisce a rendere leggermente più ottimistiche le attese dell’economia nazionale per il 2015.  

In Sardegna la situazione è invece sempre più critica per la ormai nota dipendenza dell’export isolano dai prodotti petroliferi raffinati che rappresentano attualmente oltre l’80% del mercato estero regionale (3,8 miliardi di euro su un totale di 4,6). Il crollo del prezzo del petrolio avviatosi nella seconda metà del 2014 sta infatti avendo un impatto macroscopico sulle esportazioni dalla nostra regione con un -16% dei valori esportati dal settore durante tutto l’anno passato. 
Non solo: anche le altre tre voci principali del commercio estero regionale (industria agroalimentare, chimica e metallurgica) hanno registrato un vistoso calo dei prezzi. 

Eppure al netto delle dinamiche dei prezzi, i dati resi noti dalla CNA Sardegna evidenziano anche un dato positivo: nel 2014 in termini di quantità l’export regionale è infatti cresciuto addirittura del 10,6%. 

 

L’analisi della CNA

Bloccando i prezzi sui livelli del 2012 lo studio della CNA evidenzia che in termini di quantità l’export regionale nel 2014 è cresciuto dunque del 10,6% mentre nel 2013, sempre in termini di quantità, era calato del 16%. 

Sempre in termini di quantità esportate il settore agroalimentare è cresciuto addirittura del 68%, ma questa crescita è stata neutralizzata da un calo medio dei prezzi all’esportazione del -39%; il settore metallurgico è cresciuto del 42% (-16,4% il calo in termini di prezzi); il chimico è cresciuto del 36% (con calo dei prezzi del 38%); infine, il settore petrolifero ha subito un calo limitato al -2% in termini quantità esportate, a fronte di una riduzione del -14,6% dei prezzi (dati che, combinati, danno il dato finale del -16%).

«Il 2014 è stato un anno positivo, almeno in termini di domanda estera di prodotti regionali, soprattutto nel campo agroalimentare – commentano Pierpaolo Piras e Francesco Porcu, rispettivamente presidente e segretario regionale della CNA Sardegna -: tuttavia, le dinamiche dei prezzi hanno determinato un calo del valore complessivo dell’export regionale». 

 

Le previsioni per il 2015 

Quanto alle previsioni per il 2015, gli esponenti dell’associazione artigiana hanno una doppia interpretazione: se da un lato la parte della domanda estera destinata ai mercati extraeuropei sarà ulteriormente sostenuta dal cambio favorevole e il settore agroalimentare potrà usufruire del fattore positivo legato alla crescita dei flussi turistici stranieri), dall’altro  il crollo del prezzo del petrolio (- 42% il valore atteso dal FMI) si tradurrà in una ulteriore flessione del valore dell’export regionale in gran parte costituito proprio da prodotti petroliferi raffinati. 

«Non possiamo che ribadire per l’ennesima volta che l’incidenza del settore petrolifero sull’export regionale, cresciuta di oltre 20 punti percentuali rispetto all’inizio degli anni duemila, continua ad essere sproporzionata – concludono Piras e Porcu -. E’ un dato importante che testimonia le difficoltà strutturali dell’economia regionale nel ritagliarsi spazi significativi nei mercati internazionali. 

Occorre ora utilizzare i segnali di ripresa offerti da una congiuntura favorevole per sostenere il tessuto produttivo isolano con politiche industriali che supportino e potenzino le filiere esistenti, ne creino di nuove, rilanciando i sistemi di impresa (aggregazioni e reti), per migliorare la nostra presenza sui mercati esteri.