Dolore cronico? La birra è meglio della pastiglia

«Due pinte di birra sono meglio del paracetamolo». Non è una boutade di un buontempone dopo una serata in cui si è alzato il gomito. Ma lo sostiene il dottor Trevor Thompson che ha guidato una ricerca alla London’s Greenwich University sugli effetti dell’alcol come antidolorifico. .

La metanalisi, pubblicata su The Journal of Pain, ha indagato diciotto diversi studi, con più di 400 partecipanti coinvolti, con l’obiettivo di capire gli effetti dell’alcol come analgesico. Il risultato dell’indagine è che aumentare leggermente il contenuto di alcool nel sangue (lo 0,08 per cento) permetterebbe al corpo di innalzare la soglia del dolore, riducendo, quindi, l’intensità di quello percepito. La scoperta può aprire strade nuove. Secondo ilLibro bianco sul dolore cronico, pubblicato da AboutPharma, sono 13 milioni i pazienti italiani che soffrono di questa patologia invalidante, di cui 8 milioni si curano a spese del Servizio sanitario nazionale per un costo annuo di circa 11 miliardi. Sommando però i costi indiretti (assenze dal lavoro eccetera) il costo sociale del dolore cronico nel nostro Paese arriva a circa 36 miliardi.

Se si escludono gli eccessi, indubbiamente dannosi,  che una modica quantità  di alcol faccia bene alla salute lo dicono ormai diversi studi. Il  più recente, condotto dagli esperti della Cambridge University e University College London, che hanno indagato le abitudini di due milioni di bevitori britannici, dice che basta una pinta di birra al giorno o un bicchiere di vino per ridurre di un terzo il rischio di infarto.  «Bevi birra e campi cent’anni» prometteva un fortunato e lungimirante slogan con testimonial Renzo Arbore.

 Bere vino, specialmente rosso, per un massimo di due bicchieri al giorno per gli uomini e uno per le donne, rientra poi nella dieta mediterranea, l’unica con una evidenza scientifica e riconosciuta dall’Unesco patrimonio immateriale dell’umanità.  

Le indagini epidemiologiche dicono che il consumo quotidiano è in grado di diminuire il rischio di incorrere in malattie cardiovascolari, neurodegenerative o di sviluppare il diabete di tipo 2. A quante pare il miracolo non sarebbe tanto dei polifenoli o del decantato resveratrolo (un antiossidante: per vederne gli effetti servirebbe, però, un consumo di sei bottiglie al giorno!), ma proprio dell’alcol