Ristori saracinesche abbassate

Forte preoccupazione per la situazione economica, aggravata dall’emergenza epidemiologica, della Provincia di Bolzano. Il Governo ha deciso di impugnare la Legge di stabilità e la Legge di bilancio 2021 della Provincia di Bolzano a causa della mancata copertura finanziaria. Punto cruciale, quest’ultimo, che potrebbe rallentare l’annunciata manovra di 500 milioni di euro per erogare ristori e sostegno al reddito provinciali alle aziende, ai lavoratori e alle famiglie.

“Che il bilancio 2021 fosse problematico – commenta Claudio Corrarati, presidente della CNA-SHV – lo sapevamo dall’autunno dello scorso anno, tanto più che da almeno tre anni, al tavolo delle parti sociali, evidenziamo la rigidità dei bilanci provinciali annuali bloccati per quasi l’80% da spese correnti, con impossibilità di stanziare adeguate risorse agli investimenti o, come accaduto nel 2020 e sta accadendo quest’anno, di reperire nel bilancio risorse per situazioni d’emergenza. Adesso la preoccupazione è duplice. Da un lato vediamo che tutti gli investimenti sono stati spostati sul Recovery Plan, sul quale, però, non c’è stata alcun confronto tra Provincia e parti sociali e comunque l’iter nazionale ed europeo segue tempi abbastanza lunghi. Dall’altro, temiamo che i più volte annunciati ristori provinciali non abbiano effettiva copertura finanziaria. Senza aiuti provinciali, lo ribadiamo, molte aziende saranno costrette a gettare la spugna perché sono state chiuse con ordinanza provinciale mentre per le valutazioni del Governo e del Ministero della Salute dovevano rimanere aperte e da Roma non ricevono ristori”.

L’Alto Adige in queste settimane una regolamentazione epidemiologica da zona rossa (tutta la provincia) o ultra rossa (Merano, Lana, Val Passiria), ma per il ministero della Salute risulta in zona arancione.

“A novembre i 720 parrucchieri altoatesini vennero chiusi nonostante la zona rossa nazionale non lo prevedesse e non hanno ricevuto alcun ristoro. Nel periodo natalizio, analoga sorte è toccata ai 320 centri estetici, anch’essi sprovvisti di ristori. Adesso rischiano di rimanere senza ristori nazionali quasi 8.000 aziende del commercio, altre 8.000 tra bar e ristoranti e un migliaio di attività produttive, anche artigianali, chiuse nelle zone ultrarosse. Se non arrivassero ristori provinciali, l’intera economia andrebbe in sofferenza: non ci saranno soldi per pagare le tasse, rispettare le rate di mutuo e prestiti, affidare manutenzioni agli artigiani, pagare i fornitori e, soprattutto, i dipendenti. Ancora una volta, chiediamo alla Provincia strategie chiare, comunicazione trasparente, confronto assiduo con le parti sociali. Abbiamo già un elevato numero di disoccupati nel settore turismo, bar e ristoranti, molti dei quali senza sussidi. Se collassassero altri settori, non sarebbe solo emergenza economica, ma anche sociale”.