cinema

In questi ultimi giorni sono state pubblicate diverse opinioni di esponenti di associazioni rappresentative del cinema e dell’audiovisivo italiano sulla crisi del settore. Le cause, è il senso di questi interventi, sarebbero nella presunta propensione della politica italiana a esaltare il modello piccolo e a penalizzare il modello produttivo grande. La soluzione sarebbe pertanto di fare dolorose scelte di politica industriale, privilegiando nel futuro un modello fatto per lo più da imprese di grande dimensione.

Come CNA riteniamo doveroso contestare questa lettura della realtà. Il principio della garanzia del pluralismo dell’offerta cinematografica e audiovisiva, che sta dietro la legge di settore (n. 220/2016), e gli orientamenti comunitari sugli aiuti di Stato sono stati disattesi, e prova ne sono il sostegno dei bilanci delle grandi imprese sotto forma di tax credit: risorse che le hanno poi rese appetibili sul mercato internazionale a vantaggio di grandi gruppi o multinazionali dell’intrattenimento. A danno dei produttori indipendenti, unico presidio a tutela della qualità, della diversità e dell’eccezione culturale e industriale.

Per questo motivo sosteniamo l’importanza della figura del produttore indipendente nel sistema dei finanziamenti pubblici, così come il ruolo delle piccole e medie imprese nella conservazione della eccezione e della diversità culturale e industriale, nella tutela del nostro cinema, e quindi della nostra cultura, della nostra artigianalità messa a dura prova dal  forte rischio di omologazione a cui sembrano sottoposti i prodotti in serie degli ultimi anni.

Auspichiamo quindi che il nuovo Governo, e il nuovo ministro della Cultura, intervengano per aggiornare la normativa del settore. Un tempo rivoluzionaria, ma oggi superata dai cambiamenti digitali, sociali ed economici.

Ricordiamo che le micro, piccole e medie imprese del settore sono l’architrave di questo sistema produttivo nel nostro Paese, un mondo che vorrebbe tutti consumatori passivi seduti in casa a fruire di prodotti di intrattenimento standardizzati, frutto di culture che non ci appartengono, magari italiani solo nel nome perché appaltati a imprese del nostro territorio che li realizzano per conto terzi senza detenere proprietà e gestione di alcun diritto correlato. La CNA rappresenta imprese, produttori e produttrici e non coloro che operano come meri esecutivi.

Siamo convinti che la politica debba avere a cuore il presente e il futuro del nostro Paese, rendersi disponibile per un confronto serio e di ampio respiro e riconoscere un sistema misto, cinema e audiovisivo, che possa creare ricchezza per tutte le imprese, micro, piccole, medie e grandi, ma con regole certe, condivise, coerenti e uguali per tutti in un mercato aperto e trasparentemente concorrenziale.