Nei giorni scorsi il Consiglio dei Ministri ha approvato il testo di riforma portuale che vede l’ipotesi di accorpamento tra le Autorità Portuali di Ravenna e Ancona per un totale di 13 Autorità in Italia contro le 24 attuali.

Come CNA – dichiara il direttore, Massimo Mazzavillanisiamo convinti, dopo anni di discussioni a vuoto, che il Governo abbia giustamente  deciso di prendere in mano la riforma di un settore strategico per l’Italia. Ed è altrettanto vero che il rischio di sembrare campanilistici nella difesa dell’Autorità Portuale ravennate esiste, ma siamo altresì convinti che ci siano validi motivi per sostenere che questa ipotesi non ci piace e, soprattutto, non aiuterà il porto. Una riforma ispirata da una logica puramente numerica, che non tiene conto dei bisogni specifici del porto ravennate e, conseguentemente, non ne valorizza adeguatamente le sue specificità”.

“Innanzitutto – prosegue Mazzavillani – il documento presentato dal Ministero delle Infrastrutture su cui si basa la riforma proposta è, a nostro avviso, non coerente con le politiche comunitarie adottate e in corso di emanazione sulla governance portuale, sui tempi di realizzazione previsti nei programmi dei Corridoi della Rete TEN-T. Né, tanto meno, sulla creazione delle strutture indicate come prioritarie per la rete dei porti core (14 porti italiani), definita dall’Unione Europea.

L’U.E., nei suoi documenti di programmazione, ha sempre inserito il nostro scalo tra i 14 porti strategici nazionali. Valutazioni che ricordiamo derivano dalla merce movimentata e dal fatto di appartenere a uno dei Corridoi Europei”.

“Esiste poi un aspetto istituzionale da considerare – aggiunge Mazzavillani – e cioè che il porto di Ravenna è peculiare alla Regione Emilia Romagna, così come quello di Ancona lo è per la Regione Marche. Pertanto il rischio che corriamo è quello di ingessare il confronto e di aumentare la burocrazia, in riferimento a  finanziamenti, progetti, piani urbanistici, normative ambientali, ecc. quando tutti affermiamo all’unisono  che si dovrebbe andare nella direzione opposta”.

“Concludendo – sottolinea Mazzavillani – sappiamo tutti che le scelte istituzionali che verranno fatte adesso e nel prossimo futuro avranno effetti rilevanti sugli equilibri complessivi dei nostri territori in termini di risorse disponibili, di collocazione strategica e produttiva, di sinergie e integrazioni possibili, di identità culturali. E’, dunque, necessario riflettere e confrontarsi con tutti i livelli istituzionali coinvolti prima di adottare scelte così importanti per Ravenna, per l’Emilia-Romagna e per l’intero tessuto economico”.