CNA Federmoda al Tavolo Moda presieduto dal ministro Urso

Si è riunito nel pomeriggio di martedì 1° agosto al Salone degli arazzi del ministero delle Imprese e del Made in Italy il Tavolo Moda presieduto dal ministro Adolfo Urso.

Il ministro in apertura dei lavori ha rappresentato le nuove opportunità che potranno essere colte attraverso il Piano transizione 5.0, così come con la nuova Sabatini Green.

CNA Federmoda ha partecipato ai lavori rappresentata dal presidente nazionale, Marco Landi, e dal responsabile nazionale, Antonio Franceschini.

CNA Federmoda, richiamando anche il documento più articolato inviato al dicastero in occasione della precedente riunione del gennaio scorso, ha riportato l’attenzione su tre linee di intervento:

  • mantenere la centralità della creatività Made In Italy attraverso un credito d’imposta del 30% sulla ricerca e sviluppo dei campionari moda (stilista, modellista, prototipia) e credito d’imposta del 30% per partecipazioni a fiere e showroom internazionali in Italia e all’estero e attività di pubbliche relazioni attraverso social media e in forma digitale sui diversi mercati
  • sostenere l’occupazione attraverso sgravi fiscali per nuove assunzioni femminili di tutte le età nella misura del 100% su apprendistato e del 30% su nuove assunzioni per tre anni (il settore impiega un 70% di manodopera femminile) e riduzione del cuneo fiscale per aumentare stipendi e rendere il lavoro appetibile
  • creare forme di finanziamento ad hoc per il settore (allungamento scadenze finanziamenti Covid a dieci anni — urgenza contingente) — (finanziamenti stagionali con tassi agevolati poiché dall’inizio della fase creativa delle nuove collezioni alla riscossione il ciclo dura circa 18 mesi) — cassa depositi e prestiti in aiuto anche ad aziende sotto i cinque milioni di fatturato per operazioni di fusione o crescita strutturata.

Nel suo intervento il presidente di CNA Federmoda ha evidenziato come tali misure potranno portare a immediati benefici tra i quali un’ulteriore valorizzazione dell’immagine della manifattura italiana nel mondo, un incremento dell’occupazione femminile e una riduzione dell’acquisizione di tutti i marchi moda italiani da parte dei gruppi della finanza internazionale.