L’industria del Carnevale in Italia muove un indotto considerevole, sui 200 milioni di euro.  La parte del leone  la fa Venezia con 55 milioni. Segue Viareggio con 26 milioni e Ivrea 2,5 milioni. E via via tutti gli altri 

A Carnevale ogni scherzo vale. Il Carnevale, però non sempre è uno scherzo. Di sicuro non lo è il Carnevale di Viareggio, fabbrica italiana delle emozioni e del divertimento ma anche business da 26 milioni di euro. Lo rivela una ricerca del Centro studi della CNA dedicata alla grande manifestazione folcloristica nata nel 1873 e fermata solo dalle due guerre mondiali. Ricerca condotta tra le  imprese artigiane dell’Associazione maestri costruttori, che aderiscono alla CNA.

Il Carnevale di Viareggio non conosce crisi.

Per quest’anno (le sfilate sono cominciate il 12 febbraio e termineranno il 5 marzo) il giro d’affari complessivo dell’evento è stimato in crescita almeno del 10 per cento rispetto al 2016, con l’indotto tocca i 26 milioni.

In aumento anche il numero di biglietti, stimato intorno al +15 per cento rispetto all’anno scorso pari a un valore intorno ai due milioni.

Solo nelle prime due sfilate sono stati venduti circa 27mila biglietti (2.500 in più dell’edizione 2017) per un incasso di 665mila euro, di gran lunga il più elevato degli ultimi anni.

Il nucleo motore del Carnevale di Viareggio, ovviamente, sono i carri che sfilano nel circuito ad anello del lungomare tra edifici liberty e piazze affacciate sulle spiagge.

Quest’anno i carri impegnati complessivamente sono 13. Nove sono di prima categoria: superano i venti metri di altezza e i dodici di larghezza e possono ospitare fino a 250 figuranti. Quattro sono di seconda. A queste macchine allegoriche si aggiungono nove gruppi mascherati e numerose maschere isolate.

Un carro di prima categoria costa intorno ai 120mila euro. Un carro di seconda supera i 55mila euro. E circa 100mila euro è il controvalore economico di gruppi mascherati e maschere isolate.

Per realizzare un carro occorrono sei mesi di lavoro, in genere da novembre a febbraio, per 220 ore di lavoro mensili trascorse nella Cittadella del Carnevale, il complesso architettonico creato nel 2001 al fine di permettere la lavorazione dei carri in un ambiente  adatto e sicuro.  Nelle imprese artigiane impegnate, oltre al titolare lavorano mediamente tre dipendenti specializzati. Ogni carro dispone, inoltre, di un ingegnere di riferimento per calcolo strutturale, collaudo e certificato di sicurezza.

I carri, autentiche opere d’arte, non vanno in pensione. I pezzi più significativi,  concluso il ciclo carnascialesco, emigrano oltre Atlantico ad arricchire il Museo di Detroit o il Carnevale di New Orleans. Una proiezione internazionale che non rappresenta una novità per i maestri viareggini, da lungo tempo impegnati all’estero, in Europa come nelle Americhe e in Asia, grazie all’audience e all’apprezzamento planetari dell’evento.

Il Carnevale di Viareggio arreca grandi benefici anche all’intera industria turistica della cittadina e dei suoi immediati dintorni. Quest’anno si prevede una crescita delle presenze nelle giornate delle sfilate pari al 10 per cento e un incremento dei pernottamenti tra il cinque e il sei per cento.

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