“La ripresa dei finanziamenti e il ritorno alla normalità sono ancora lontani in Sardegna nonostante i primi timidi segnali di ripresa registrati nell’ultimo anno. Per le imprese sarde l’accesso al credito continua ad essere ancora molto difficile soprattutto nel settore dell’artigianato. Garanzie eccessive richieste agli imprenditori, tassi di interesse ancora alti ed eccessiva burocrazia continuano ad essere ostacoli insormontabili per molti piccoli artigiani che di fatto sono esclusi dai finanziamenti”
È il commento di Pierpaolo Piras e Francesco Porcu, rispettivamente presidente e segretario regionale della CNA Sardegna, alla rilevazione compiuta dalla Fondazione Impresa con la settima edizione dell’osservatorio sul credito e la piccola impresa che attesta che l’isola è una delle regioni italiane in cui negli ultimi quattro anni a causa del credit crunch risulta maggiormente diminuito lo stock complessivo dei finanziamenti concessi alle piccole imprese.
Dal 2011 al 2015 gli impieghi vivi concessi alle pmi sono infatti calati del 22,2% contro una media italiana del 19,6%. I 3 miliardi e 102 milioni concessi alle pmi sarde nel giugno 2011 sono diventati 2.412 milioni, con una variazione in negativo di ben 689 milioni. La Sardegna si colloca così al sesto posto tra le regioni italiane dopo Molise, Marche, Calabria, Abruzzo ed Umbria. La situazione è migliorata leggermente nell’ultimo anno, quando la perdita di finanziamenti per le pmi isolane è stata “solo” di 120 milioni: la Sardegna si è classificata al dodicesimo posto con una media del 4,77%, leggermente inferiore a quella italiana (4,79%).
Questi dati , che confermano l’enorme difficoltà delle piccole e medie sarde ad accedere al credito soprattutto nei periodi di crisi, sono stati estrapolati dalla settima edizione dell’Osservatorio sul credito alla piccola impresa realizzato da Fondazione Impresa che scatta una fotografia alla situazione del credito alle imprese con meno di 20 addetti alla luce degli strumenti adottati recentemente dalla BCE per ovviare alla stretta sul credito degli anni scorsi, il cosiddetto credit crunch (dall’abbassamento ai minimi storici dei tassi di rifinanziamento principale ai prestiti alle banche finalizzati al finanziamento dell’economia reale).
I dati forniti da Fondazione Impresa sono molto significativi, visto che il nono Censimento dell’industria e dei servizi attesta che, ad oggi, le piccole imprese occupano il 57% del totale degli addetti e che questa situazione è ancor più evidente in Sardegna.
La ricerca nazionale
La ricerca di Fondazione Impresa evidenzia come tra le piccole imprese italiane sia ancora molto forte lo scetticismo verso gli strumenti adottati dalla Banca Centrale Europea per ovviare alla stretta sul credito: per quasi il 73% degli imprenditori intervistati queste misure non condurranno ad alcuna apertura dei rubinetti del credito. La sfiducia prevale soprattutto nei settori del commercio e dell’artigianato dove rispettivamente l’86,8% e il 79,6% degli intervistati ritiene che le misure assunte dalla BCE non riusciranno a far ripartire il credito in Italia. Quanto all’analisi territoriale si registra una maggiore fiducia sulle operazioni della BCE nelle piccole imprese del Centro e del Nord Ovest.
La sfiducia è avvalorata dalla caduta libera caduta che gli impieghi vivi alle imprese con meno di 20 addetti hanno subito a partire dall’avvento della stretta sul credito, ovvero dal 2011 al 2015. In Italia lo stock dei finanziamenti alle piccole imprese è diminuito in cinque anni del 19,6%: dai 174 miliardi e 618 milioni concessi nel giugno 2011 si è passati ai 140.382 del giugno 2015.
Secondo i ricercatori di Fondazione Impresa si è trattato di una contrazione del credito alle piccole imprese senza precedenti: in termini reali, ovvero depurando gli impieghi dalla crescita dei prezzi (inflazione), la contrazione è stata pari a 43 miliardi euro reali per una caduta del 23,5%.
Nell’ultimo anno a livello nazionale si è passati dai 147 miliardi e 440 milioni concessi alle piccole imprese nel 2014 ai 140,382 dello scorso giugno con una flessione del 4,79%.
A livello regionale la diminuzione più ampia nel quinquennio 2011-2015 è stata registrata in Molise (-30,2%). Tuttavia anche nel centro Italia la contrazione dei finanziamenti alle piccole imprese è stata molto forte (Marche -26,8%, Umbria -22,7%) e nel Nord Italia alcune regioni evidenziano cadute più nette rispetto alla media nazionale: Veneto (-21,6%) e Emilia Romagna (-20,7%). L’ultimo anno registra invece le contrazioni più elevate sono state registrate dall’Abruzzo (7,72%) e dalle Marche (-7,69%).
La situazione in Sardegna
Negli ultimi quattro anni lo stock di finanziamenti per le piccole imprese della Sardegna è calato del 22,2% contro una media italiana del 19,6%. Dai 3 miliardi e 102 milioni concessi alle pmi sarde nel giugno 2011 lo scorso giugno erano rimasti solo 2.412 milioni con una variazione in negativo di ben 689 milioni. La Sardegna si colloca così al sesto posto tra le regioni italiane dopo Molise, Marche, Calabria, Abruzzo ed Umbria. Nell’ultimo anno la perdita di finanziamenti per le pmi isolane è stata invece di 120 milioni (da 2 miliardi e 533 a 2 miliardi e 412 milioni): la Sardegna si è classificata al dodicesimo posto con una flessione del 4,77%, leggermente inferiore a quella italiana (4,79%).
La situazione a livello provinciale
A livello territoriale in Sardegna la provincia di Olbia-Tempio è quella che soffre maggiormente con una flessione del 26,03% degli impieghi fissi nel quinquennio 2011-2015. Seguono Sassari (24,14%) e Nuoro (23,30%). Olbia-Tempio è anche la provincia dove si è registrata la maggiore flessione di finanziamenti alle piccole imprese in quest’ultimo anno.