Mettere in sicurezza le case dal rischio sismico è possibile. Salvando non solo le vite umane, ma anche evitando gravi danneggiamenti alle strutture. Con interventi relativamente poco invasivi, soprattutto se si ha già l’intenzione di eseguire una ristrutturazione: dall’inserimento di catene per migliorare il collegamento fra pareti, tetti e coperture al rinforzo delle fondamenta, anche con pali di consolidamento, che aiutino l’appoggio del fabbricato; dalla stabilizzazione della muratura con iniezioni di miscele specifiche all’applicazione di fibre innovative per consolidare le volte.  Ovvero con opere molto profonde, eseguite a fronte di ristrutturazioni complete e – in particolare nel caso di edifici in cemento armato – che prevedono ad esempio l’inserimento di molle o di gomme a livello delle fondamenta, così da creare un cuscinetto che attenua l’impatto dell’onda d’urto del sisma.

Il primo passo per valutare quando occorre intervenire è ricostruire la storia dell’edificio: mettendo a confronto l’anno di costruzione con il territorio in cui è ubicato, è possibile capire se vigevano norme vincolanti in materia antisismica. Allo stesso modo, la presenza di tetti cosiddetti “spingenti” (cioè che scaricano il peso sui muri portanti) o di forme architettoniche irregolari può essere sintomo di fragilità da verificare.

Scegliere bene a chi affidarsi è fondamentale: la figura di riferimento è, in genere, un ingegnere strutturista, con esperienza nella progettazione antisismica affiancato da un esperto in restauro architettonico, se la casa è d’epoca.

A seconda dell’età della casa così come del materiale con cui è realizzata può cambiare il tipo di opere da eseguire. Se le case in legno richiedono attenzione soprattutto nel dimensionamento e nelle fondamenta, per il cemento la verifica della qualità del calcestruzzo è imprescindibile.

Individuato il problema, le soluzioni ci sono. A seconda dei casi, gli interventi possono essere più o meno invasivi (e costosi): un conto è un miglioramento sismico, altro un adeguamento profondo, che porta le performance di un fabbricato esistente al pari di quello di una struttura nuova e che può incidere anche fra il 35 o 50% sui costi dell’intervento. Consultando i capitolati predisposti per la ricostruzione dell’Aquila, per il miglioramento invece si va da poche centinaia di euro al mq per l’inserimento di vincoli e collegamenti a cifre che superano il migliaio di euro nel caso di rinforzi e rifacimenti di muri e pareti. Per un condominio, si tratta di lavori che impattano così come cambiare un tetto o rifare una facciata.

Uno degli interventi più diffusi ed efficaci è inserire connessioni per vincolare bene tutti gli elementi costruttivi, in corrispondenza di solai e coperture, di muri portanti e tramezzi. La casa, a fronte di una scossa, deve comportarsi il più possibile come una scatola ben assemblata». I collegamenti ovviamente funzionano se i muri si presentano in buono stato di coesione e se solai e coperture sono ben realizzate, con un peso adeguato ai carichi. Alcune scelte possono poi incidere in modo positivo, come applicare coperture di legno, materiale leggero e utilizzato nella tradizione. «Si possono poi migliorare le proprietà meccaniche della muratura – prosegue Morandi –. I sistemi sono tanti, come l’inserimento di intonaci armati (non necessariamente armature metalliche, ma anche in fibra di materiale composito) o la stilatura dei giunti di malta, riempiti con altre malte cementizie o a base di calce, per aumentarne la resistenza». Altre volte, per collegare gli strati di cui può essere composta una parete in muratura, è possibile introdurre barre in acciaio o in fibra. Fondamentale è la compatibilità, cioè che il materiale scelto si sposi bene con quello d’origine.

(estratto di un articolo di una rivista settoriale)