In Europa l’edilizia è uscita dalla recessione trainata dalla Gran Bretagna, dalla Scandinavia e dai Paesi dell’Est dove l’espansione è robusta. E non sono poche le aziende italiane in cerca di nuovi sbocchi che hanno trovato soprattutto nell’Est opportunità preziose.

L’Italia delle costruzioni però non riesce ad emergere da questa crisi che ha decimato il settore riducendone la forza produttiva: dal 2007 al primo trimestre 2014 si sono perse più di 100 mila imprese di costruzioni; il mercato si è ridotto di oltre il 40% – ormai quasi il 50 a fine 2014 – il che ha pesantemente influito sul quadro economico generale oltre che sugli investimenti complessivi e sull’occupazione nel settore.

Il mercato interno oggi è ancora in forte stallo, malgrado il buon andamento del settore delle ristrutturazioni che fra il 2008 e il 2014  è cresciuto del 18,5%, fino a rappresentare il 40% degli investimenti totali; ma dall’aprile di quest’anno per le ristrutturazioni incentivate si segnala un’inversione di tendenza, che, probabilmente, potrebbe portare questo importante segmento, a chiusura d’anno, ad un risultato peggiore rispetto al 2013, malgrado il mantenimento di analoghi livelli d’incentivo.

Una tendenza che nel 2015 rischia di peggiorare ulteriormente, ed in misura non secondaria a seguito della scelta di raddoppiare dal 4 all’8% le trattenute fiscali alla fonte, che produrranno per le imprese il sorgere di crediti d’imposta. Al contrario questa importante fascia del mercato delle costruzioni dovrebbe essere sostenuta, dopo la conferma del bonus fiscale che incentiva recupero ed efficientamento energetico degli edifici, con opportune modifiche normative.

CNA, che da sempre sostiene gli incentivi per la riqualificazione dell’esistente, auspica che l’intervento della BCE, con il Quantitative Easing, possa sbloccare progressivamente risorse pubbliche in parte da destinare al recupero di patrimonio immobiliare pubblico, magari all’interno di un progetti di rigenerazione urbana.

Solo così tale manovra potrebbe confortare e supportare il mercato territoriale, facendo ripartire la crescita, in primis quella del sistema della piccola impresa edile.

Sul fronte dei lavori pubblici, invece, l’allargamento del meccanismo del reverse charge e l’introduzione dello split payment rischiano di mettere a rischio la stessa sopravvivenza  delle imprese specializzate nel settore delle opere pubbliche, vanificando gli effetti positivi che dal suddetto intervento ci si potrebbe attendere.