Firenze, la frenata del distretto della pelletteria: ordini in calo e cassa integrazione che raddoppia

“Uno dei motori dell’economia di Firenze, la pelletteria di lusso, si sta prepotentemente fermando. Le prime avvisaglie, imprevedibili e circoscritte a qualche filiera, alla fine del 2022. Il 2023 ha confermato la tendenza con produzioni a rilento, mentre per il 2024 si prevedono ordinativi ancora più ridotti rispetto a quelli già scarni dell’anno appena concluso. I motivi? Una serie di concause: guerre, la tensione Cina-Usa, le produzioni spinte oltre il limite negli anni passati e, forse, anche cambiamenti nel gusto degli acquirenti. Inoltre, la politica di diversificazione degli investimenti attuata dai grandi brand che, con colpevole distrazione della politica regionale, hanno privilegiato regioni d’Italia fiscalmente più convenienti”.

Ad affermarlo Simone Balducci, presidente dei pellettieri di CNA Firenze, nel corso del convegno dal titolo “La frenata del distretto della pelletteria. Analisi e prospettive per il comparto del Lusso”. Un momento di riflessione organizzato ieri pomeriggio da CNA Firenze per fare il punto sul comparto e al quale sono intervenuti Paolo Brogi, portavoce Pelletteria CNA Toscana; Stefano Carmelini, CEO Zetati; Mauro Pallini, consulente della Scuola etica di alta formazione aziendale Leonardo; Marco Pandolfi, Giunis Wallet; Gianluca Volpi, Direttore Ebret, moderati dalla giornalista Lisa Ciardi.

Una frenata che mette in pesante difficoltà un settore che, come illustrato da Elena Bardi, coordinatrice dell’Osservatorio sulla pelletteria dell’associazione, conta 2.079 imprese artigiane attive (in crescita negli ultimi dodici anni dell’8,4%), prevalentemente contoterziste (le aziende sono al 65% in conto terzi, al 22% miste e al 13% in conto proprio), impiega 9.396 addetti (per il 65% donne), con contratti stabili quasi nell’80% dei casi.

Uno stop che implica dunque pesanti ripercussioni economiche e sociali per l’intera area, basti pensare alla cassa integrazione che, da gennaio a novembre 2023, è quasi raddoppiata, passando da 32 aziende, 351 lavoratori coinvolti, per un importo di 124.418 euro a, rispettivamente, 60, 642 e 236.577 (totale annuo, gennaio-novembre 2023 pari a 396 aziende, 4.218 lavoratori, 1.555.674 euro).

Le prospettive per il 2024 non sono rosee: alla previsione di riduzione degli ordini si affiancano infatti altri problemi, come il rinnovo del contratto di lavoro con aumenti che, in questo momento, potrebbero mettere in ulteriore difficoltà una parte delle imprese, o l’adeguamento alle nuove richieste avanzate dai grandi marchi.

“Vogliono interfacciarsi con contoterzisti che abbiano un’organizzazione aziendale pari alla loro, in grado cioè di soddisfare ciò che è loro richiesto dalle leggi europee votate alla buona gestione, come i requisiti ESG. Un set di adempimenti che richiede tempo e personale apposito, tanto che il lavoro organizzativo prende quasi il sopravvento su quello della produzione – spiega Balducci – Oneri più difficili da sostenere da parte delle aziende più piccole, costrette, anche giustamente, ad ingrandirsi e strutturarsi, continuando però a non essere giustamente remunerate”.

Proprio in merito alla sostenibilità economica della filiera contoterzista CNA Federmoda Toscana ha presentato un apposito studio , realizzato da Università degli studi di Firenze, che ha calcolato il prezzo che dovrebbe essere riconosciuto per coprire non solo il costo strettamente necessario per la manifattura, ma anche per garantire un margine adeguato agli investimenti. Si tratta di 0.51 euro/minuto per le imprese di piccole o piccolissime dimensioni e 0,59 euro/minuto per quelle di piccole/medie dimensioni.

“Eppure lo studio, presentato quasi un anno fa, ancora fatica ad essere accettato, esaminato e discusso dalle parti coinvolte, non dico pubblicamente, ma anche a porte chiuse, nelle sedi opportune” prosegue il presidente dei pellettieri di CNA Firenze.

Il settore che non è esente da colpe (dalla mancata remunerazione alla mancata programmazione negli anni ai bassi investimenti fatti in certificazioni, licenze, brevetti, aggiornamento, rinnovabili e welfare che rappresentano, rivela l’Osservatorio CNA, solo il 2-3% del totale di investimenti effettuati), vuole una prospettiva per il futuro, ha bisogno di azioni di tutela, che spronino la crescita, che lo valorizzino e lo sostengano.

“In breve, interventi politici, di cui ogni candidato alle prossime amministrative dovrebbe farsi carico. Quando vi è una crisi in un determinato settore o ambito lavorativo, esperienza insegna che ci si debba unire e non dividere, specialmente se la strada che è stata tracciata negli ultimi anni ha aspetti positivi che devono essere valorizzati e non dimenticati”, conclude Balducci.