La presentazione del Rapporto annuale dell’Inps, il maggiore Istituto nazionale di previdenza in Europa (e quindi nel mondo, visto l’avanzato sistema di sicurezza sociale europeo rispetto alle altre economie occidentali), fornisce sempre un’interessante fotografia delle dinamiche in atto in Italia, anche a causa dell’enorme mole di dati in suo possesso, frutto delle numerose e sempre crescenti attività da esso gestite.

Il ventiduesimo rapporto dell’Istituto, che peraltro coincide con il suo 125esimo anno di vita, oltre ad analizzare le tendenze degli assicurati e le dinamiche connesse al mondo del mercato del lavoro, fornisce approfondite analisi sul sistema pensionistico italiano e sulle variegate misure di supporto alle famiglie e alle imprese. Ne deriva un quadro interessante quanto complesso, anche a causa di eventi più recenti (pandemia, tensioni geopolitiche, emergenza climatica, crisi demografica eccetera eccetera), che inevitabilmente si riflettono sul nostro sistema di welfare e sulla sua complessiva tenuta.

Un primo dato interessante offerto dal Rapporto è relativo al tasso di attività, autonoma e dipendente, nel Paese. Nonostante gli sconvolgimenti prodotti dalla crisi pandemica, infatti, il Rapporto indica un notevole recupero occupazionale, con un tasso di attività (ad aprile 2023) pari al 66,4% e un tasso di occupazione del 61%. Tali percentuali rappresentano massimi storici in precedenza mai raggiunti, nemmeno prima della grande crisi finanziaria internazionale del 2008, quando si attestavano rispettivamente al 63,2% e al 58,8%.

In tale quadro, tuttavia, è bene considerare almeno due elementi. Il primo è relativo alla questione demografica: il miglioramento di tali indicatori sull’occupazione di autonomi e dipendenti è “facilitato” dalla dinamica demografica negativa sofferta dal nostro Paese. La costante diminuzione della popolazione italiana, infatti, fa sì che la costanza del numero di occupati produca una variazione comunque positiva del tasso occupazionale.

Inoltre, le attuali dinamiche demografiche hanno comportato un apporto crescente degli occupati con età superiore ai 64 anni, saliti a oltre 700mila unità (raddoppiati rispetto a dieci anni fa), che offrono così un significativo contributo alla crescita complessiva dell’occupazione.

L’altro elemento di interesse è relativo al mondo del lavoro autonomo. Il Rapporto Inps restituisce un numero di iscritti complessivamente costante, ma con una netta distinzione tra nati in Italia (in diminuzione) e nati all’estero (in aumento) e, inoltre, con gli autonomi iscritti alla Gestione separata in costante aumento.

Altrettanto interessanti appaiono le parti del Rapporto dedicate alle prestazioni istituzionali erogate dall’Inps, che più di altre risentono della straordinarietà degli eventi e delle dinamiche più recenti: emergenza sanitaria, energetica e inflattiva su tutte.

Nel corso del 2022 l’Istituto ha erogato prestazioni per quasi 381 miliardi, con un aumento di 21 miliardi circa rispetto al 2021.

Tra queste, le spese per il sostegno al reddito, che nel 2021 erano pari a 24,35 miliardi, riportano una crescita del 7%. Tale incremento deriva, in buona parte, non già dalla spesa per trattamenti di disoccupazione e integrazioni salariali, ma dai bonus da 200 e 150 euro erogati a lavoratori e pensionati dai decreti “aiuti” e “aiuti bis” del 2022 (più di otto miliardi), previsti per far fronte alle dinamiche inflazionistiche.

La spesa per l’inclusione sociale nel 2022 risulta pari a 33,8 miliardi, con un calo del 6,5% rispetto al 2021. Qui si evidenzia, ancora una volta, l’incidenza di eventi straordinari, emergenza sanitaria su tutti: il Reddito di emergenza, che nel 2021 ha pesato per oltre 2,2 miliardi, nel 2022 non ha praticamente rappresentato voce di spesa. Allo stesso modo, le somme erogate per Reddito e pensione di cittadinanza, rispetto al 2021, sono diminuite del 9,4%.

Con 21,2 miliardi di importi complessivamente erogati, il capitolo famiglia registra nel 2022 una crescita di notevole impatto: + 79,6% rispetto al 2021, quando era pari a “soli” 11,8 miliardi. Appare quasi superfluo rilevare come tale incremento sia dovuto esclusivamente al debutto, nel nostro ordinamento, dell’Assegno unico universale quale misura di sostegno alla genitorialità e di contrasto alla preoccupante dinamica legata alla denatalità.

Le pensioni completano il quadro relativo alle prestazioni istituzionali del ventiduesimo Rapporto Inps, con un totale di 283,3 miliardi di prestazioni erogate, in aumento del 3,8% rispetto all’anno precedente. L’aumento di spesa riguarda sia le pensioni erogate dalle gestioni private (+ 3,5%) sia, in maggior misura, da quelle dei pubblici dipendenti (+ 4,6%).

Sul tema pensioni, tuttavia, è bene ricordare che incidono sia taluni eventi straordinari di recente affermazione (elevata inflazione, con conseguente spesa per le indicizzazioni dei trattamenti) sia, e soprattutto, dinamiche strutturali già da tempo in essere (denatalità, diminuzione degli assicurati, aumento dell’aspettativa di vita e invecchiamento della popolazione). Ma per contrastare tali dinamiche, purtroppo, non bastano interventi eccezionali, occorrono interventi strutturali.

 

Antonio Licchetta

(Responsabile Politiche sociali e previdenza CNA)