Il capitalismo sano è nelle piccole imprese

In un suo recente libro, Beniamino Piccone ha scritto: “Il capitalismo italiano si è mostrato inadatto alle sfide del suo tempo. Sono emersi vecchi limiti: un capitalismo senza capitali, scarsa attitudine a rischiare, tentazione di adagiarsi sull’investimento dello stato”.

Ma se dal libro di Beniamino Piccone è l’industria italiana la colpevole dell’agonia del capitalismo in Italia, il professore Alberto Quadro Curzio, in un’intervista pubblicata dal quotidiano “La Provincia”, promuove il “capitalismo sano delle piccole imprese”. “Le piccole e medie imprese italiane hanno sempre avuto una tensione sociale positiva dentro di sé, spesso non ufficializzata o raccontata. Casomai è dei nuovi giganti del web che bisogna diffidare, ovvero di tutto ciò che è nel segno del monopolio”. Un giudizio che esalta il ruolo economico e sociale della piccola e media impresa italiana e che arriva da un autorevole economista, professore emerito alla Cattolica di Milano e presidente emerito dell’Accademia dei Lincei.

Non un capitalismo, ma i capitalismi. Il prof. Alberto Quadrio Curzio inizia la sua riflessione distinguendo, prima di tutto, tre tipi di capitalismo esistenti oggi: “Il primo nasce nella finanza, ma si tramuta nella creazione di valore attraverso l’economia reale. […] Esiste quindi un secondo tipo, cresciuto soprattutto in questi anni. Pur essendo molto rischioso, punta molto sull’innovazione e sul sostegno alle start up. […] La terza forma è la più difficile da definire come buona o cattiva. Si tratta di un capitalismo prevalentemente ‘finanza per finanza’.”

In questo quadro generale, l’Italia ne esce positivamente: “C’è un’attenzione della finanza italiana nell’avere profili di sostenibilità sociale e ambientale. Nel costruire una visione che promuove tutto ciò che a che fare con qualità dell’ambiente, persone, convivenza sociale.” – continua il prof. Quadrio Curzio – “A volte purtroppo emerge il capitalismo non con questa attenzione, ma ciò avviene soprattutto nei Paesi in via di sviluppo. Non in Italia mediamente.”

Satya Marino

(Ufficio Stampa CNA)