Oltre un miliardo di euro in un anno. A tanto ammonta la quota che le imprese sono costrette a pagare su rifiuti già avviati allo smaltimento, a causa di una diffusa applicazione illegittima della Tari, il tributo destinato a coprire le spese sostenute dalle amministrazioni municipali per il servizio pubblico di raccolta dei rifiuti. Un tributo trasformato in un bancomat per i Comuni che il sistema produttivo è costretto ad alimentare.

E’ dura la denuncia della Cna: “La Tari è una tassa iniqua e illegittima!”. In effetti le imprese artigiane pagano già a norma di legge lo smaltimento di tutto quanto producono subendo il divieto assoluto di conferire in discarica, ma poi sono costrette a versare anche la quota comunale di Tari. Pagando, quindi, due volte lo stesso servizio.

A questo argomento è dedicata l’apertura della stagione congressuale della Cna Provinciale di Ancona che, insieme all’Anci Marche, organizza per giovedì 2 marzo alle ore 21 presso il Teatrino Campana di Osimo (P.zza D.Alighieri n. 4) un incontro pubblico per illustrare l’evoluzione normativa, l’applicazione della Tari nei diversi Comuni della provincia, ascoltare le opinioni dei Sindaci presenti e rendere note le proposte della Cna.

Saranno presenti, nell’ordine in cui interverranno: il sindaco di Osimo Simone Pugnaloni, il presidente provinciale Cna Marco Tiranti, il responsabile area sindacale Cna provinciale Marzio Sorrentino, il responsabile nazionale politiche fiscali Cna Claudio Carpentieri, il presidente Anci Marche Maurizio Mangialardi e il direttore provinciale Cna Massimiliano Santini.

In particolare, Carpentieri renderà noti i risultati di un’indagine sul peso della Tari ai danni delle imprese.

Secondo una stima della Cna, il costo generale del ciclo dei rifiuti nella provincia di Ancona è di circa 60 milioni di euro/anno: il 70% assorbito dall’attività di raccolta e trasporto (di cui il costo del personale ammonta a circa 30 milioni) ed il restante 30% dal trattamento. Per ridurre il peso della tassa rifiuti, a parere della Cna, è necessario diminuire i costi del servizio. “Si può ormai parlare di una piena consapevolezza di come l’unica strada percorribile sia quella del recupero e riciclo – afferma il responsabile sindacale Cna Marzio Sorrentino – occorre però ora procedere al più presto ad una riorganizzazione del servizio, di cui si parla da tempo, semplificando a razionalizzando: le amministrazioni locali devono finalmente decidersi e andare verso la costituzione di una sola società pubblica che gestisca l’intero ciclo dei rifiuti provinciale per guadagnare in efficienza e ridurre i costi. Stimiamo che possa così essere risparmiata una parte importante da subito sui costi generali che ammontano a circa 6 milioni e mezzo di euro all’anno. Sappiamo che tale processo è avviato ma i tempi sono troppo lunghi e questo non è più tollerabile!”

Inoltre la tassa rifiuti non è omogenea tra comuni esistendo una forte differenziazione delle tariffe: “Bisogna passare – aggiunge Sorrentino – dalla tassa alla tariffa puntuale: chi produce più rifiuti paga di più. E per ridurre ulteriormente i costi del servizio, occorre anche dotarsi di nuovi impianti di compostaggio e di valorizzazione dei rifiuti che possono, come noto, diventare materia prima e quindi generare ricavi attraverso la vendita”.

Cna chiede ancora una volta con forza che il Ministero emani un decreto, previsto dal codice ambientale ed atteso da anni, per determinare i criteri per l’assimilazione dei rifiuti delle imprese a quelli delle famiglie.