Lo studio ha coinvolto aziende di differenti settori, dall’artistico-tradizionale all’abbigliamento su misura, dalla pelletteria fino all’alimentare. Il punto comune è senza dubbio l’alta qualità dei loro prodotti e la loro capacità di rappresentare l’eccellenza della manifattura fiorentina in tutto il mondo. Per approfondire meglio lo studio, sono state effettuate anche due interviste nei laboratori artigiani fiorentini di “Fratelli Peroni di Peroni Piero e Maurizio Snc” e di “Cecilia Falciai Decorazioni Artistiche Scagliola e Mosaico”.

Il report sul settore è stato presentato oggi presso la sede di Cna Firenze alla presenza di Andrea Calistri presidente di Cna Firenze, Franco Vichi direttore generale Cna Firenze, del professor Gaetano Aiello curatore dell’indagine per il Centro Studi di Cna Firenze e degli imprenditori Cecilia Falciai, del settore artistico, che opera nel settore mosaico e pietre dure, e Piero Peroni della ditta Fratelli Peroni, che opera nel settore della pelletteria.

Il 21% del campione appartiene al settore abbigliamento su misura, l’11% appartiene al settore alimentare, il 46% a quello artistico-tradizionale e il 22% alla pelletteria.

Sull’andamento del fatturato del 2015 rispetto al 2014, la maggior parte delle imprese ha riscontrato un trend stabile (39%) o in aumento (33%); soltanto il 28% ha dichiarato una diminuzione. Le previsioni che gli artigiani si aspettano dal fatturato del 2016 rispetto a quello del 2015, sono per lo più di stabilità (57%), mentre il 24% crede in un aumento ed il 19% in una diminuzione.

L’85% del campione ha dichiarato di aver mantenuto stabile il numero degli addetti del 2014 e il numero degli addetti del 2015, il 10% ha dichiarato un aumento e il 5% una diminuzione; dati che dimostrano come per l’artigianato di alta qualità la risorsa umana sia il pilastro portante. Per quanto riguarda la previsione del 2016, addirittura il 94% dei rispondenti ha dichiarato di voler mantenere stabile il numero di addetti, mentre soltanto il 3% prevede una diminuzione e il 3% prevede un aumento. Riguardo al numero di addetti, quasi la metà del campione (il 43%) sono ditte individuali senza personale dipendente, mentre il 30% del campione nel 2015 registra 2 o al massimo 3 addetti – comprendendo tra essi il soggetto imprenditore e eventuali soci e/o collaboratori. Il numero di coloro che dichiarano 4 o più addetti conta comunque il 27% del campione.

La tipologia di clientela prevalente per l’artigianato fiorentino di alta qualità sono i privati consumatori (46%), a seguire ci sono le imprese di distribuzione a marchio proprio (30%) e in percentuali più minime troviamo: per il 16% imprese di distribuzione conto terzi, per il 6% imprese di produzione e per il 2% enti pubblici/no profit.

Inoltre, l’arte dell’eccellenza vede nella creazione tout court del prodotto un must indubbiamente immutabile. Difatti, riguardo alla tipologia di prodotto principalmente venduta dagli artigiani dell’eccellenza, il protagonista è senza dubbio “il prodotto finito” piuttosto che i semilavorati e componenti (il 92% del primo contro l’8% dei secondi).

Riguardo le aree geografiche: il 33% delle imprese artigiane dell’eccellenza opera nel mercato e con clientela locale, il 20% nel mercato locale con clientela internazionale, il 32% nel mercato estero, il 14% nel mercato nazionale, e la parte rimanente (1%) opera a livello regionale.

I canali utilizzati per l’interazione con i clienti sono svariati. Primo fra tutti è il personale interno (imprenditore, familiare, soci e dipendenti) con quasi la metà del campione (48%). Anche il punto vendita è diffusamente utilizzato: il 40% dei rispondenti infatti lo utilizza come canale principale di interazione. Infine, il 7% si affida a agenti/rappresentanti e solo il 5% al canale e-commerce.

È inoltre importante sottolineare che la maggior parte di questi artigiani dell’eccellenza, non si sentono abbastanza tutelati per quanto riguarda la loro produzione di prodotti Made in Italy: sia all’estero che in Italia la stragrande maggioranza di loro percepisce che la tutela dovrebbe essere maggiore e migliore (asserzione dichiarata dall’82% nel caso dell’estero e dall’81% nel caso dell’Italia).

«Per la nostra associazione analizzare e riflettere sulle “Eccellenze della Manifattura Made in Florence” ai nostri giorni, significa avere presente, con chiarezza, le sfide dei mercati e l’evoluzione delle preferenze del consumatore finale – afferma il presidente di Cna Firenze Andrea Calistri -. Significa sostenere le imprese nel definire strumenti di tutela del proprio lavoro, significa accompagnarle nel complesso percorso di internazionalizzazione del binomio prodotto/immagine aziendale, significa creare nuove opportunità anche nel nostro territorio».

«In quest’ottica si inserisce il concorso, ideato e organizzato da Cna Firenze, “Artigianato for Fondini e cassettai”, prorogato fino al 5 novembre: agli artigiani è stato chiesto di realizzare un manufatto, di dimensioni molto limitate e dal costo molto contenuto (20 euro al massimo al pubblico), che possa essere venduto sui banchi di due speciali categorie del settore del commercio ambulante – spiega il direttore generale Cna Firenze Franco Vichi –. Il nostro è un artigianato di qualità che si interroga sul presente e che cerca di rispondere, anche attraverso la riprogettazione dei propri manufatti, alle mutazioni di un mercato sempre più articolato».

“Serve più tutela per l’artigianato locale”

Per approfondire ulteriormente il report del Centro Studi di Cna Firenze sulle eccellenze fiorentine della manifattura, sono state effettuate anche due interviste nei laboratori artigiani fiorentini di “Fratelli Peroni di Peroni Piero e Maurizio Snc” e di “Cecilia Falciai Decorazioni Artistiche Scagliola e Mosaico”.

Riguardo alla maggiore tutela di cui i prodotti Made in Italy necessitano, Cecilia Falciai, giovane imprenditrice artigiana, consiglia di focalizzarsi sulla legislazione e afferma: «È la legge che deve cambiare, che deve tutelare e salvaguardare questo grande patrimonio che è l’artigianato locale». Cecilia è una giovane imprenditrice che, basandosi solo sulle proprie forze, ha aperto da poco la sua bottega con annesso laboratorio artigianale predisposto per la creazione e la produzione di manufatti con pietre dure decorate in scagliola e mosaici. A sei mesi dall’apertura, si descrive contenta di come le stanno andando le cose e di aver avuto questo coraggio nonostante la situazione economica travagliata che attraversa l’artigianato fiorentino in questo momento storico.

Un altro interessante punto di vista è quello di Piero Peroni, storico artigiano di eccellenza del settore della pelletteria artistica fiorentina: «La tutela del prodotto è importantissima e fondamentale. Il marchio di produzione di origine deve infatti essere affidabile. Il problema è che in realtà la tutela per i prodotti Made in Italy non esiste: basti pensare che se l’assemblaggio avviene in Italia, anche se la materia prima e tutte le lavorazioni sono avvenute altrove, questo basta comunque per definire quel prodotto Made in Italy. E allora come per distinguere il prodotto interamente Made in Italy rispetto a uno che dell’Italia ha solo visto la sagoma, la mia azienda, per esempio, si avvale di tre certificazioni che garantiscono la qualità e l’eccellenza del prodotto artigiano locale: far parte di un consorzio denominato “100% Made in Italy”, che garantisce che l’intero prodotto sia Made in Italy, dalla materia prima fino al prodotto finale al consumatore, attraverso l’apposizione del proprio marchio; l’inserimento dello story telling aziendale in tutti i bigliettini che vanno ad accompagnare ogni prodotto, correlato dal marchio aziendale (che è una ulteriore certificazione in sé); in ultimo, la certificazione che specifica la tracciabilità e la sostenibilità del prodotto stesso».

Cercando di delineare le principali differenze percepite dagli artigiani tra Made in Florence e Made in Italy, nelle nostre interviste in profondità abbiamo riscontrato differenti percezioni. Cecilia Falciai definisce “meno suo” il Made in Italy, riconoscendo i suoi prodotti come “Made in Florence a 360 gradi”; questo soprattutto perché la principale differenza che vede tra i due marchi di origine è che il Made in Florence è rappresentato dai piccoli artigiani come lei, che lavorano a livello artistico con materiali e tecniche che soltanto a Firenze si possono trovare (come nel suo caso l’utilizzo della scagliola, l’intarsiatura delle pietre dure, la lavorazione artistica del marmo e pietre simili, il mosaico); il Made in Italy, invece, le sembra evocare solo le grandi griffe nazionali della moda, un qualcosa di molto lontano dal suo quotidiano lavoro di artigiana.

Differente è la percezione di Piero Peroni, che opera soprattutto con il mercato estero. Per lui “Made in Italy” è il marchio di riconoscimento universale per il lavoro artigiano e “Made in Florence”, al contrario, non ha riconoscimenti internazionali.  

Per quanto riguarda le soluzioni che sono state proposte dagli artigiani per poter fornire un modo al “turista inconsapevole” di distinguere il prodotto Made in Florence dagli altri tipi di prodotto, Cecilia Falciai sottolinea l’importanza di mettere in rilievo il processo produttivo, come garanzia intrinseca del vero Made in Florence. Dunque, soltanto osservando il materiale, il lavoro, il sudore, la manualità, l’arte, il processo, è possibile comprendere che cosa significa Made in Florence. Inoltre, Cecilia crede che le linee artistiche, intese come più prodotti caratterizzati da una tipologia di produzione omogenea, possano rappresentare una sorta di “marchio” che rende il Made in Florence creato più riconoscibile.

D’altro canto, per Peroni se si vuol costruire un marchio Made in Florence bisogna partire dall’essere certi della tracciabilità affidabile, che faccia da fondamenta al marchio Made in Florence.

«Le griffe che fanno un prodotto di alta qualità si trovano da ogni parte del mondo, l’eccellenza artigianale fiorentina invece assume la forma della peculiarità, nonché del concetto di “su misura”, che rende questo artigianato di nicchia – sottolinea Peroni -. C’è bisogno di mettere in risalto l’originalità del piccolo artigiano che puoi trovare solo a Firenze».

Infine, quando abbiamo chiesto ai nostri artigiani in che senso ed in che modo si sentono un’eccellenza interamente Made in Florence, Cecilia Falciai ha risposto: «Perché è ciò che faccio da tanti anni, è nelle mie radici, mio padre è uno storico artigiano fiorentino. I miei prodotti sono totally Made in Florence a partire dall’idea che li fa nascere, alla scelta del materiale, al processo produttivo». «Essere una eccellenza è stata una scelta – dice Peroni -. Anche io ho avuto anni di crisi, quando avevo il negozio sulla Fifth Avenue a Manhattan e le Torri Gemelle crollarono, il dollaro cominciò a scendere e divenne un problema rimanere. Ma, nonostante gli anni di crisi, noi abbiamo fatto una scelta: non mollare mai la qualità per diminuire il costo sostenuto. Non per questo siamo però statici, anzi! Siamo flessibili, innovativi e aperti alla novità a patto che rimanga immutato il rispetto della nostra qualità».