Sono quasi 400 le nuove posizioni lavorative a Urbino. Tecnicamente vengono definite “movimentazioni in entrata”, ovvero nuovi contratti di lavoro, la maggior parte dei quali, sono diretta conseguenza dell’entrata in vigore del cosiddetto Job Act. Si tratta in larga misura di contratti a tempo indeterminato (70% il dato a livello provinciale).

Questi ed altri dati saranno illustrati nel corso dell’iniziativa pubblica dal titolo “Job Act, novità ed opportunità per le Piccole e Medie Imprese” in programma alle ore 18, nella Sala Riunioni della CNA di Urbino in Strada Bocca Trabaria 110 ed organizzata dalla Confederazione dell’artigianato nel quadro delle iniziative “CNA, la grande provincia artigiana”. Interverranno Debora Primavera, responsabile provinciale Libri Paga della CNA; Valter Recchia, Responsabile politiche sindacali CNA Marche. Concluderà l’incontro, il presidente della CNA di Pesaro e Urbino, Alberto Barilari.

Si discuterà insomma dei primi effetti del Job Act che – secondo le piccole aziende – sta riducendo la segmentazione del mercato del lavoro e incentivando la nuova occupazione a tempo indeterminato. Tutto questo senza aumentare i costi per le piccole imprese sotto i 16 dipendenti. 

Anche da un sondaggio condotto dalla CNA piace in particolare il contratto a tutele crescenti perché – secondo gli artigiani intervistati – semplifica l’attuale ordinamento senza ridurre la flessibilità necessaria alle imprese. Per il 53% delle imprese il contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti rappresenta una necessaria semplificazione rispetto al numero eccessivo di contratti oggi esistenti. Per il 22,5% delle imprese, il contratto a tutele crescenti produrrà vantaggi anche in termini di maggiore flessibilità nella gestione dei rapporti di lavoro. Relativamente alla cosiddetta decontribuzione gli artigiani sono convinti che il Job Act favorisce l’adozione dei contratti a tempo indeterminato. La decontribuzione per le assunzioni con contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti viene valutata con favore dalle imprese. Per il 49,5% l’esonero dal versamento dei contributi sposta la convenienza verso il contratto a tempo indeterminato. Per un imprenditore su cinque, infine, l’esenzione dal pagamento dei contributi INPS aumenterà, come già i primi dati dimostrano, la domanda di lavoro. Tuttavia, secondo il 71,7% delle imprese, è necessario che prima migliorino le condizioni economiche dell’Italia. Non a caso sono le imprese operanti nei settori maggiormente colpiti dalla recessione (costruzioni e impiantistica) a ritenere che il Jobs Act, da solo, non sarà sufficiente a fare ripartire l’occupazione.