export

Per l’export italiano non c’è guerra (tariffaria) che tenga. E anche nei prossimi anni il suo ritmo di marcia dovrebbe essere molto soddisfacente.

In costante aumento

A prevedere che le esportazioni tricolori continueranno a procedere sulla strada della crescita – nonostante le incertezze sul commercio internazionale, il rallentamento della Cina e le possibili conseguenze della Brexit – è il rapporto annuale realizzato da Sace-Simest. Dal quale emerge che, dopo un incremento del 3,1% registrato nel 2018, l’export del nostro Paese dovrebbe aumentare del 3,4% quest’anno e del 4,3% medio nel triennio 2020/2022. Le vendite all’estero di beni italiani toccherebbero, di conseguenza, , il controvalore di 500 miliardi nel 2020, superando i 540 miliardi nel 2022. In positivo anche l’export di servizi, che alla fine del ciclo dovrebbe oltre passare quota 120 miliardi. Le imprese italiane, insomma, sembrano in grado di continuare ad affrontare la navigazione nei mari tempestosi, ma pescosi, della globalizzazione.

Piccole e senza supporti

Meglio, molto meglio, l’Italia potrebbe procedere, se il sistema Paese integrasse più adeguatamente in questa macchina da guerra artigiani, piccole e medie imprese grazie a politiche per l’internazionalizzazione ad hoc per le taglie aziendali minori. Tanto più che proprio le peculiarità delle piccole imprese rappresentano il vero magnete del Made in Italy capace di attrarre consumatori da tutto il mondo. Un valore aggiunto qualitativo che fa la fortuna soprattutto di settori tradizionalmente legati anche nell’immaginario al nostro Paese: dall’agroalimentare al design e alla moda. Perché il consumatore internazionale, soprattutto di fascia medio-alta e maggiore propensione alla spesa, in un prodotto Made in Italy cerca sempre il racconto dell’Italia. La qualità è fattore trainante delle esportazioni italiane anche in settori, dalla farmaceutica alla meccanica, che non rientrano nel più tradizionale Made in Italy ma ne costituiscono alcune delle punte di diamante.

Dalla promozione ai Tem

Per rafforzare e sostenere la vocazione alle esportazioni delle piccole imprese italiane – perlomeno a breve, mentre si studiano strumenti più sofisticati e mirati – vanno sicuramente favorite, quindi, le politiche di promozione (come, a esempio, la partecipazione alle fiere internazionali), mantenuta l’offerta di Tem (temporary export manager), rifinanziate le misure a favore dei consorzi per l’internazionalizzazione. Tenendo presente che gli organismi con maggiori possibilità di captare e rappresentare le esigenze delle imprese, e in particolar modo delle piccole, rimangono senza dubbio le Associazioni imprenditoriali.