Etichettatura di origine per alcuni alimenti: la CE pubblica le relazioni – La Commissione Europea ha pubblicato mercoledì, 20 maggio, le due relazioni sull’etichettatura di origine obbligatoria per gli alimenti, così come previsto nel Regolamento 1169/2011 sulle Informazioni sugli alimenti ai consumatori, che saranno adesso trasmesse al Parlamento Europeo e al Consiglio. Da entrambe le relazione emerge che i benefici che si otterrebbero introducendo queste disposizioni obbligatorie non sono maggiori rispetto ai costi e che la soluzione preferibile sarebbe un sistema volontario per l’etichettatura di origine.

La prima relazione, relativa all’indicazione obbligatoria del paese di origine o del luogo di provenienza per il latte, il latte utilizzato quale ingrediente di prodotti lattiero-caseari e i tipi di carni diverse dalle carni della specie bovina, suina, ovina, caprina e dalle carni di volatili, gestita dalla DG AGRI (testo), ha messo in evidenza che, date le condizioni esistenti, se si applicasse un’etichettatura aggiuntiva obbligatoria nel caso dei prodotti caseari si produrrebbe un effetto impari sui produttori, dal momento che per alcuni comporterebbe maggiori oneri, e soprattutto non è certo se i consumatori siano disposti a pagare prezzi più alti per avere questo tipo di informazione aggiuntiva sull’origine. Di conseguenza, si propone un regime volontario. Nel caso delle carni, si sottolinea che anche per questa tipologia di prodotti, vi sarebbero dei costi aggiuntivi e si suggerisce una soluzione volontaria.

La seconda relazione, sull’indicazione obbligatoria del paese d’origine o del luogo di provenienza degli alimenti non trasformati, dei prodotti a base di un unico ingrediente e degli ingredienti che rappresentano più del 50% di un alimento, gestita dalla DG SANTE (testo), ha rilevato che i consumatori sono interessati ad avere informazioni circa l’origine ma meno rispetto alle categorie trattate nel primo studio. La relazione si concentra inoltre sui costi e i benefici delle regole per l’etichettatura, con riferimento anche all’impatto sul mercato interno e sul commercio internazionale, e conclude che un sistema volontario, in coesistenza con le regole obbligatorie già esistenti per alcune tipologie di prodotti, sia la soluzione più opportuna.