Il quadro risultante dai dati della ricerca è decisamente allarmante:

Sono 442 i comuni italiani ad alto rischio e sono abitati da oltre 8 milioni di persone in una superficie di quasi 18.000 kmq, il 5,9% della superficie nazionale; quelli a rischio medio-alto sono 1690, interessano quasi 77.000 kmq, il 25% del territorio nazionale, e sono abitati da 11,6 milioni di persone. Napoli, Palermo, Catania, Messina, Brescia, Reggio Calabria, Perugia, Foggia, Rimini, Salerno sono tra i comuni con il rischio più elevato.

Sono questi alcuni dei dati della ricerca Cresme/Consiglio Nazionale degli Architetti “Lo stato del territorio italiano, tra rischio sismico, idrogeologico, e consumo di suolo” (scarica la sintesi) presentata a Padova nel corso della Conferenza Nazionale degli Ordini degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori. Ricerca che per la prima volta analizza come la combinazione del rischio idrogeologico (pericolo di frane e di alluvioni) con quello legato alla sismicità ricada sui territori italiani.

Come i comuni a rischio alto anche quelli classificati a rischio medio alto sono caratterizzati dalla compresenza dei tre elementi di rischio naturale. Per tutti la sismicità è elevata, complessivamente qui vivono oltre 11,6 milioni di persone, di cui 298 mila nelle aree a rischio frana elevato (pari a 5.200 kmq) e 174 mila persone nelle aree a pericolosità di alluvione elevata (pari a 2.052 kmq). Anche nei comuni a rischio medio esistono contemporaneamente i tre elementi di rischio naturale: ben 38.540 kmq sono in zona sismica 1 o 2 dove risiedono oltre 2 milioni di persone; nelle aree ad elevato rischio di frana (pari a 5.360 kmq) risiedono 234 mila persone mentre nelle aree ad elevato rischio di alluvione (pari a 2.740 kmq) risiedono 740mila persone.

 

Fonte Architetto.info/Ambiente e territorio