È stata presentata oggi l’Indagine congiunturale sulle piccole imprese di Roma – Consuntivo I semestre 2015 e Aspettative II semestre 2015 realizzata dalla CNA di Roma in collaborazione con il Centro Europa Ricerche (CER) su un campione di 500 imprese.

La ripresa c’è, documenta l’analisi, ma non è per tutti. Nell’analisi si evidenzia infatti una visibile differenza per le micro imprese, che faticano rispetto alle imprese più strutturate, sia con riferimento al consuntivo del I semestre 2015 che alle previsioni per il II semestre 2015. Con riferimento al consuntivo del primo semestre di quest’anno, infatti, se consideriamo l’indicatore sintetico (fatturato, ordini, fatturato estero, produzione e utile lordo) le micro imprese di Roma hanno registrato un saldo negativo pari al -22,9% (differenza espressa in percentuale tra le risposte positive e negative alla domanda “È andata meglio o peggio?”) contro un saldo positivo dell’11,7 delle imprese più strutturate.

Le previsioni per i sei mesi in corso evidenziano una crescita fino al 20% del saldo dell’indicatore sintetico per le pmi, mentre le imprese più piccole migliorano, ma sempre con percentuali al lumicino (-0,9%). Anche l’appartenenza alle reti è un elemento che sembra trascinare la ripresa, segno che la questione dimensionale è essenziale in questo particolare frangente.

Importante la questione anagrafica, con una performance migliore per le pmi (artigiane e non) condotte da un under 40: secondo il consuntivo del I semestre 2015 il saldo sintetico è a 14,1% contro il -11,4% degli over 40, gap confermato anche nelle previsioni (33,3% contro il 3,1% degli over 40).

Bene anche per le imprese a titolarità femminile: +7 contro, il -5,9% delle imprese condotte da uomini sul consuntivo I semestre 2015, mentre a giudicare dalle previsioni per il semestre in corso le imprese condotte da uomini risponderanno in misura più ampia ai segnali di ripresa recuperando il gap e superando le colleghe (+9,4% contro il +7,4%).

È vero che riprendono le richieste di credito – anche per far fronte a nuovi investimenti -, ma a caro prezzo per le imprese, perché peggiorano le condizioni. Il 64% delle pmi romane ha avuto accesso al credito bancario, possibilità negata al 33,7% delle imprese nel I semestre 2015. È l’incremento più alto registrato negli ultimi anni. Aumentano però tassi (+9,8%), tempi (+5,4%) ma soprattutto garanzie richieste ( +37,5%). Importante in questo contesto quindi il ruolo dei confidi.

La nota positiva è che si sono ridotte le richieste di riduzione, rientro o revoca (erano il 22% nel secondo semestre 2014, 20% nel primo di quest’anno).

Importante, come accennato, la ripresa degli investimenti rispetto all’indagine precedente: il saldo tra chi prevedeva di investire e chi no, era -secondo le previsioni per il I semestre 2015- positivo per il 21,8%. Mentre a consuntivo la realtà ha superato le attese (+31,4%). È l’unico scostamento degli indicatori: per il resto, le previsioni e le attese tra II semestre 2014 e primo 2015 corrispondono, a riprova di una ripresa lucidità delle imprese.

Alla domanda A che punto sei della crisi? Il peggio e già passato per il 38,9% (era dal 14% nell’ultima indagine) degli intervistati: il valore più alto degli ultimi anni.

Le imprese e l’Europa il titolo del focus scelto per questa edizione. Le imprese valutano negativamente il modo in cui le istituzioni europee hanno affrontato la crisi, ma restano convinti che uscire dall’Europa e dall’euro non sia la soluzione. Critiche sul tema della difesa del made in Italy e del contrasto alla contraffazione: per armonizzare, è l’accusa, si cancellano le specificità del settore. Le imprese alzano il dito sulla mancanza di politiche vicine all’economia reale, perché quelle attuali sono troppo attente alle logiche della finanza e delle multinazionali (v. questione del latte in polvere).                 

Elevata (sopra 40%) la percentuale che giudica positivamente il semestre di presidenza italiana