ISTAT – Economia agricola 2016: occupati, investimenti, prezzi

L’Italia con 30 miliardi nel 2016 è al primo posto nella UE per livello di valore aggiunto agricolo e tra i primi tre per le performance di ortofrutta, vino e olio.

Le attività connesse si confermano il motore dell’agricoltura italiana che dà sprint anche all’occupazione, ma il settore continua a essere zavorrato dal trend ribassista dei prezzi dei prodotti.

Il report Istat sull’andamento dell’economia agricola 2016 è un quadro in chiaroscuro. Un anno non brillante sul fronte produttivo, soprattutto per il difficile andamento climatico, che ha portato a un calo del -5,4% del valore aggiunto. 

Molte però le luci che confermano la vitalità del settore, dalla crescita dell’occupazione(+2,3% i dipendenti e +0,3% gli autonomi) e delle retribuzioni, all’incremento degli investimenti del +3,1% in valori correnti e del +3,5% in volume.

Nel periodo 2000-2016 i prezzi alla produzione sono cresciuti meno della metà di quelli degli input acquistati, che dal 2008 sono stati gonfiati dal rialzo di concimi, energia e mangimi. La forbice tra prezzi e costi è calcolata in -20%.

Il 2016 è stato l’anno in cui i listini hanno segnato il record dei ribassi (-3,8%) a fronte di un calo dei costi del -1,3%, con il risultato di diminuire i margini rispetto al 2015.

Lo scorso anno c’è stata la pesante crisi del latte, un settore che dopo la fine delle quote non è riuscito a trovare un equilibrio economico. A pesare è stato anche l’andamento negativo dei prezzi del grano duro e del riso.

Continua intanto il consolidamento delle attività connesse: prima lavorazione dei prodotti (+2,1%) e contoterzismo (+1,2%) hanno raggiunto un’incidenza del 13,7% sulla produzione agricola.

Bene anche fattorie didattiche, attività ricreative, agricoltura sociale (new entry), vendite dirette, produzione di mangimi, sistemazione di parchi e giardini, oltre ad agriturismo e trasformazione.

La produzione di energie rinnovabili, invece, con un calo del -1,7% nel 2016, ha segnato la prima inversione di tendenza dopo una fase espansiva, anche a causa delle incertezze sugli incentivi.

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