Certificazione e tracciabilità delle competenze acquisite, formazione personalizzata, dialogo tra parti sociali ed enti col supporto degli strumenti messi a disposizione delle istituzioni, come quelli sulla mappatura delle professionalità. Obiettivo: soddisfare le esigenze di un mondo del lavoro in continua trasformazione, mettendo al centro l’apprendimento, diritto riconosciuto dagli ordinamenti, nazionale e europeo.

Si è parlato di questo nel corso della due-giorni dedicata ai temi del “Lavoro, Formazione e Competenze”, un’occasione di confronto col mondo istituzionale e accademico e con un focus approfondito sui temi del lavoro, dell’inquadramento contrattuale dei lavoratori e della certificazione delle competenze. Un dibattito ricco di spunti, in una fase dominata dalle riforme delle politiche attive.

Nella prima giornata, i lavori hanno visto la partecipazione di Gino Sabatini, vicepresidente nazionale CNA, il quale ha sottolineato come la formazione e le competenze sono temi fondamentali per tutti, ma ancor di più per quanti lavorano in un contesto, come il nostro, in cui nascono continuamente nuovi mestieri e nuove figure professionali e nel quale spesso l’esperienza nell’impresa diventa un trampolino di lancio per l’autoimprenditorialità e per lo sviluppo dell’economia nazionale.

In questo contesto si inserisce la difficoltà, per il mondo delle imprese, di trasformare i bisogni in qualcosa di codificabile. E qui entra in gioco il mondo della formazione: fondi interprofessionali, enti bilaterali e istituzioni chiamati a dare il loro sostegno.

Nella prima giornata dell’iniziativa sono inoltre intervenuti i professori Michele Faioli, Ombretta Dessì, Romano Benini e il dottor Massimo Temussi (direttore generale del ministero del Lavoro) che ha confermato il ruolo fondamentale della nostra Confederazione nell’accompagnare il processo di riforma delle politiche attive.

Il nostro direttore della divisione Economica e del Lavoro, Claudio Giovine, nelle conclusioni della prima giornata ha sottolineato come il certificare una competenza posseduta può aiutare il lavoratore in un mercato del lavoro instabile e, al contempo, diventare un tema strategico per i sistemi associativi che si interrogano quotidianamente sui nuovi strumenti da mettere a sistema per aiutare le nostre imprese in questa ennesima trasformazione del mercato del lavoro.

“La certificazione delle competenze, oltre a potenziare il lavoratore all’interno del mercato, si rivela di particolare importanza anche per il sistema delle imprese, in quanto accresce la loro competitività e la loro capacità di presidiare prodotti e processi anche in funzione delle nuove tecnologie”, ha osservato Maurizio De Carli, responsabile del dipartimento delle relazioni sindacali CNA, aprendo i lavori della seconda giornata.

L’impresa, sempre di più, rappresenta il luogo elettivo della formazione, in quanto ciascuna impresa è depositaria di una conoscenza produttiva specifica, costruita attraverso percorsi di apprendimento peculiari: è in altri termini il luogo dove si sviluppano le competenze organizzative imprescindibili.

Giuseppe Vivace, direttore della Fondazione Ecipa, ha osservato come non basti più “imparare una volta per tutte. Il diritto alla formazione è un diritto permanente: di fronte a shock continui bisogna continuare a studiare per tutta la vita”. Vivace ha poi ricordato come l’Italia paghi un deficit formativo rispetto agli altri Paesi europei. A partire da questo gap, ha invitato le istituzioni a percorrere lo stesso metodo adottato da chi è chiamato a rispondere alle esigenze di formazione di imprese e lavoratori: “Noi guardiamo ai fabbisogni formativi e poi progettiamo: così dovrebbero fare anche i decisori politici. Altrimenti si rischia di perdere tempo e le risorse che ci sono, e dobbiamo capitalizzarle. Se vogliamo cambiare il Paese – ha concluso – anche con la trasformazione digitale e le altre evoluzioni in corso, bisogna fare delle scelte coraggiose”.

Presente al tavolo Raffaella Croce di Sviluppo Lavoro Italia che ha annunciato essere in cantiere il terzo decreto sul Fondo Nuove Competenze e precisato che, nella definizione delle nuove procedure, si farà tesoro delle difficoltà riscontrate nelle prime versioni. Croce ha ricordato il contributo fondamentale apportato dai fondi interprofessionali alle politiche attive del lavoro: “è necessario andare a sintesi, anche convocando tavoli di governance”. La formazione continua deve basarsi su quattro principi cardine: “la responsabilizzazione dell’individuo, la personalizzazione e l’accessibilità della formazione, perché non tutti hanno la stessa capacità di apprendimento. E infine la validazione delle competenze”.

Secondo Davide Premutico, di Inapp, manca un coordinamento a livello nazionale: “La maggior parte dei lavoratori non è in grado di capire qual è il valore che gli si sta riconoscendo, perché non ha una spendibilità effettiva nel mondo del lavoro”. È necessario adottare un modello sistematico, “e la sfida degli Ivc (individuazione, validazione, certificazione ndr) è molto interessante perché impone delle tappe forzate, con il coinvolgimento dei fondi, ai quali abbiamo chiesto nuovi dati per riuscire a comprendere come le competenze si incrocino al sistema di mappatura del lavoro”. Sotto questo aspetto Rita Porcelli, di Inapp, ha introdotto il tema del cosiddetto “Atlante”: un disegno di categorie all’interno delle quali identificare le professionalità presenti sul mercato. “L’Atlante è un supporto per strutturare la progettazione. È uno strumento chiaro e complesso che agevola il nostro lavoro. Consente infatti di trasformare il bisogno dell’azienda in qualcosa di codificabile. A beneficio delle imprese, luogo naturale di sviluppo di professionalità e competenze”, ha aggiunto.

Nella seconda parte, un ampio spazio riservato a Fondartigianato, primo fondo interprofessionale nato in Italia, sono intervenuti Federica D’Anna, responsabile area Valutazione, Bruno Panariello, responsabile area Controllo, e Marco Balzola, responsabile area Promozione.

Le conclusioni sono state affidate al presidente di Fondartigianto, Fabio Bezzi, che ha illustrato lo stato dell’arte rispetto alla consistenza delle adesioni, che hanno superato quota 600mila lavoratori. Bezzi ha poi presentato le direttrici del nuovo Invito che sarà presentato a breve: “risorse a disposizioni di imprese aderenti e dipendenti grazie alle quali veniamo incontro ai bisogni formativi che abbiamo registrato in questo periodo”. Bezzi ha invitato infine la platea dei responsabili della formazione delle CNA territoriali e dei referenti dei rispettivi enti formazioni a raccogliere dai territori istanze e proposte per arricchire le prossime programmazioni.