Marche, le imprese che non si arrendono

Nel primo trimestre dell’anno, il sistema produttivo perde 689 aziende con 3.327 cessazioni di attività e 2.638 nuove iscrizioni all’Albo delle imprese della Camera di Commercio. Possono sembrare molte, ma sono poco più di un terzo di quelle perse tra gennaio e marzo 2020, quando ci furono 4.054 cessazioni e 2.433 iscrizioni, con un saldo negativo di 1.621 imprese.

“Dal 2015 è la prima volta che il calo delle imprese nel primo trimestre dell’anno, quello nel quale si concentra il maggior numero di cancellazioni – spiegano il presidente CNA Marche, Gino Sabatini, e il segretario Otello Gregorini – scende sotto quota mille. Tutto questo in piena pandemia. Come si spiega? Probabilmente gli imprenditori marchigiani, dopo aver stretto la cinghia e fatto enormi sacrifici negli ultimi dodici mesi, hanno deciso di provare a resistere ancora qualche mese, sperando che la campagna vaccinale e i finanziamenti del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), possano metterli nelle condizioni di ripartire e di tornare a creare reddito e occupazione. Ma si tratta si due scommesse da vincere assolutamente o saranno guai seri per l’economia della nostra regione”.

Dall’elaborazione dei dati Infocamere realizzata dal Centro Studi CNA Marche, emerge come il calo più vistoso delle imprese attive ha riguardato l’agricoltura (-318), seguita dal manifatturiero (-277) e dal commercio (-268). Sono invece aumentate le imprese attive nelle attività immobiliari (-+179), nei servizi alle imprese (+156) e nei servizi di alloggio e ristorazione (+161).

“Un dato che sorprende – commenta il direttore del Centro Studi Sistema Giovanni Dini – perché sono proprio gli imprenditori dei settori legati al turismo a confidare in un ‘rimbalzo’ positivo nella stagione estiva alle porte, a causa della voglia di vacanze e di ritorno alla vita degli italiani ed anche dei turisti stranieri”.

Nel calo delle imprese manifatturiere attive (-277), ha inciso pesantemente la crisi della moda con 156 imprese in meno nel calzaturiero e 30 nell’abbigliamento.  In discesa anche le imprese alimentari (-34) e del mobile (-27).

“I marchigiani, costretti a casa – argomenta Dini – hanno ridotto i loro consumi, rinviando gli acquisti a periodi più tranquilli. Sul mobile ha poi pesato la cancellazione delle fiere nazionali e internazionali, mentre le industrie alimentari hanno pagato le chiusure di bar e ristoranti”.

Continua a perdere imprese l’artigianato, che registra 1.106 cessazioni e 738 nuove attività, con un saldo negativo di 368 imprese. Le cessazioni sono più numerose tra le imprese individuali (-646) e le società di persone (-151), mentre aumentano le società di capitale (+135). Una tendenza che si ripete da alcuni anni e che sta portando il sistema produttivo marchigiano ad una lenta ma costante trasformazione: dalle imprese familiari alle giovani aziende innovative del terziario avanzato e di impresa 4.0 . Tra le province marchigiane, il calo di imprese più consistente si è avuto nel maceratese (-226). Seguono Ascoli Piceno (-178), Ancona (-133), Pesaro Urbino (-96) e Fermo (-56).

In allegato un approfondimento sui dati.

 

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