Cala la voglia dei giovani di aprire un’attività in proprio? A leggere i numeri sembra proprio di sì. Già perché la crisi, i costi economici, gli adempimenti burocratici e le difficoltà a ricevere credito, assistenza e consulenze nella fase di start-up, hanno aumentato in questi anni le difficoltà di chi intende aprire un’attività facendo naufragare il proprio sogno prima che questo possa muovere i primi passi. Soprattutto nell’ultimo decennio in cui si è notata una contrazione del numero di nuove attività aperte da giovani con età al di sotto dei 30-35 anni.
Secondo i dati elaborati dal Centro studi della CNA, infatti, le imprese under 35 in provincia di Pesaro e Urbino sono 2.638 (ultimo dato relativo a 1 gennaio 2018), in continua discesa rispetto al 2011 quando erano ben 3.859; (3.603 nel 2012); (3.272 nel 2013); (3.136 nel 2014).
A scendere sotto la soglia psicologica delle 3mila è il dato relativo al 2015 quando le imprese giovanili under 35 erano complessivamente 2.918. Poi una costante discesa 2.787 nel 2016 e 2.638 appunto nel 2017. Meno di un quarto del dato complessivo relativo alle Marche con 12.847 imprese complessive.
La percentuale di imprese giovani sul totale delle imprese in provincia di Pesaro e Urbino è attualmente del 7,44% ben al di sotto della media nazionale attestata attorno al 10,07% e anche di quella marchigiana 8,53%. La provincia che registra la migliore performance è quella di Macerata con 3.352 imprese pari al 9,62% di imprese giovanili sul totale. E pensare che le imprese giovani in provincia di Pesaro e Urbino era in numero discreto fino qualche anno fa con una media che oscillava attorno al 10% sul totale. Percentuale che è inesorabilmente scesa al 7, 44%.
“Nonostante questo – afferma il segretario della CNA di Pesaro Urbino, Moreno Bordoni – ci sono tanti giovani che scommettono su sé stessi e che tentano di aprire un’attività in proprio. Certo la burocrazia non li aiuta visto che per aprire una nuova impresa; ad esempio un bar in provincia di Pesaro e Urbino sono necessari ben 70 adempimenti (notifiche sanitarie; relazione su locali e attrezzature, certificato di agibilità; insegne; ambiente e rifiuti; sicurezza alimentare; etc.) per un costo totale di 14mila e 600 euro con 26 enti coinvolti (Sportello Unico; Camera di Commercio; Provincia; Comune; Inps; Inail; Asl; Vigili del fuoco; et.) da contattare 41 volte. Una gelateria? A Pesaro l’aspirante gelatiere può trovarsi ad affrontare fino a 73 adempimenti, con 26 enti coinvolti e 41 contatti. E con una spesa per le pratiche burocratiche che da sola arriva a superare i 12.500 euro (12.660 per la precisione). Anche in questo caso è previsto come pre-requisito quello della frequenza di un corso di Somministrazione alimenti e bevande. L’iter burocratico vero e proprio si apre con la presentazione della Scia, di solito accompagnata da una notifica sanitaria. Agli adempimenti standard in questa fase alcuni comuni ne aggiungono di facoltativi: dalla planimetria con relativa relazione alla verifica dell’adeguatezza locali e dell’impianto elettrico. Tempi di attesa? Decisamente lunghi possono arrivare a 60 giorni. Peggio per chi vuole aprire un’officina di autoriparazione. Qui le cose si complicano. L’aspirante autoriparatore si trova di fronte fino a 86 adempimenti complessivi da assolvere. Gli enti con i quali può avere a che fare sono 30 e 48 i contatti. Con oltre 18.550 euro di costi da affrontare. Per diventare responsabile tecnico di un’attività di autoriparatore (meccatronica, gommista, carrozzeria) occorre un corso propedeutico della durata di 500 ore che costa 3mila euro. I diritti Scia oscillano tra la gratuità e un costo superiore ai cento euro. Molte amministrazioni (tra cui quelle di Pesaro e Urbino), inoltre, fanno ulteriori richieste rispetto a quelle previste dalla normativa unica. Particolarmente numerosi per l’aspirante autoriparatore sono gli adempimenti ambientali, dall’impatto acustico all’assimilazione acque reflue”.
“Tuttavia – conclude Bordoni – i segnali positivi non mancano anche da parte delle amministrazioni locali. Molte, come quella di Pesaro, stanno tentando di agevolare la nascita di nuove imprese detassando i tributi locali per almeno tre anni. Una proposta che la CNA aveva lanciato qualche anno fa e che qualche Comune sta tentando di mettere in pratica. Certo si tratta di provvedimenti che possono aiutare ma che da soli non bastano. Occorrono incentivi anche da parte dello Stato, una tassazione ridotta e misure di sostegno creditizie per agevolare chi decide di aprire una nuova attività. Per tutti coloro che intendono avviare un’impresa, la CNA mette a disposizione tutti i propri esperti per cercare di evitare casi di insuccesso e analizzare invece in dettaglio costi previsionali, fasi di accompagnamento, analisi di mercato, adempimenti e piani di investimento e per cercare di realizzare un’idea vincente di impresa”.