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Banche che lasciano fuori dalla porta le piccole imprese perché i costi d’istruttoria sono troppo alti rispetto agli importi richiesti; appalti milionari tarati su lotti fuori dalla portata delle micro e piccole imprese e bonus edilizi su misura di giganti dell’energia e gruppi finanziari che rendono impossibile qualsiasi competizione: Daniele Vaccarino, presidente nazionale uscente dopo due mandati nella confederazione, non fa sconti. E in un’intervista rilasciata al Quotidiano Nazionale dice: “è il tempo di adattare il complesso e articolato quadro legislativo nona  modelli astratti, ma alla realtà imprenditoriale nazionale. E se non è quella sognata dal legislatore, è tempo che si svegli”.

Il 95% delle imprese italiane è di piccole dimensioni

Vaccarino ricorda il valore delle micro-imprese italiane, un esercito che sfiora i quattro milioni di realtà con meno di dieci addetti. Messi insieme, rappresentano il 95% della realtà imprenditoriale, che ha “sempre dato lavoro e pagato le tasse in Italia”, in controtendenza rispetto ai “grandi”, che “hanno delocalizzato la produzione, e oggi sono alle prese con gravi problemi nella catena di forniture, e trasferito la sede all’estero per pagare meno tasse”. Senza contare che l’avanzo nella bilancia commerciale con l’estero è stato garantito proprio dall’export dei piccoli, mentre “le esportazioni delle grandi imprese sono bilanciate dalle loro importazioni”.

Micro e piccole imprese e lavoro

Vaccarino ricorda poi il contributo delle micro-imprese al lavoro femminile e dei giovani: secondo il Centro Studi CNA il differenziale nelle retribuzioni tra uomini e donne è praticamente azzerato nelle micro-imprese, dove un quarto dei dipendenti ha meno di trent’anni.

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