In provincia di Cagliari l’importo medio di una cambiale protestata è di 747 euro, quello di un assegno protestato è di poco più di 4mila euro. Quella cagliaritana è la provincia sarda con il maggior numero di mancati “pagherò”, eppure nel 2015 anche in Sardegna i protesti sono nettamente diminuiti: il totale degli assegni protestati è diminuito del 20,7% rispetto all’anno precedente e quello delle cambiali è diminuito del 14,7% (- 23,4% il valore). Ad essere in sofferenza sono però ancora le società: nella regione si registrano 6,9 protesti a carico di società ogni 100 imprese registrate nel territorio: il 27% dei protesti ha come protagonista una società (nel 2014 erano il 30%). A renderlo noto è la Cna Sardegna che ha analizzato gli ultimi dati diffusi da UnioncamereInfoCamere che hanno registrato un fortissimo calo dei protesti nel 2015.

 

I protesti in Italia

Secondo i dati di Unioncamere-InfoCamere – nel 2015 in Italia si sono registrati 1,3 miliardi di euro in assegni e cambiali protestati: una cifra inferiore di quasi il 25% rispetto al 2014 (quando sfiorò la quota di 1,8 miliardi) e della metà rispetto al 2013 (quando superò il valore di 2,6 miliardi di euro). Il 56% dei protesti (oltre 733 milioni) riguarda le società, mentre il restante 44% (quasi 579 milioni) è rimasto nelle tasche di cittadini e imprenditori individuali insolventi.

 

La situazione in Sardegna

Nel 2015 in Sardegna le Camere di Commercio hanno registrato 2.239 assegni e 14.631 cambiali protestate per un valore rispettivamente di 10,9 e  13,9 milioni di euro.

In Sardegna l’importo medio dei protesti per le società è di 3.412 euro, l’importo medio per una persona fisica o una impresa individuale è di 702 euro.

 

La situazione territoriale

A livello territoriale Cagliari è la provincia sarda con il maggior numero di protesti con 1.149 assegni con importo medio di 4.269 e 8.530 cambiali con importo medio di 747 euro. Seguono Sassari, Oristano e Nuoro.

 

L’analisi della Cna

«L’ulteriore frenata dei “pagherò” scoperti registrati anche in Sardegna sembra riflettere la persistente prudenza dei sardi nell’accettare impegni di pagamento, in un quadro di debolezza degli scambi che risente ancora degli effetti della lunga crisi», commentano il presidente e il segretario regionale della CNA Sardegna, Pierpaolo Piras e Francesco Porcu. «L’analisi evidenzia quanto il fenomeno dei protesti interessi pesantemente soprattutto la componente imprenditoriale: in Sardegna oltre il 63 per cento del valore degli effetti protestati porta in calce la firma di una società. Ciò denota una perdurante situazione di sofferenza delle imprese sarde per le quali anche l’importo medio dei protesti si dimostra decisamente più pesante (oltre il triplo) rispetto all’importo medio riferito alle persone fisiche».

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