Comunità energetiche, la sfida per un futuro sostenibile

Fare squadra e condividere megawatt. È questa la filosofia alla base delle cosiddette comunità energetiche, associazioni tra cittadini, attività commerciali, autorità locali o imprese che decidono di unire le proprie forze per dotarsi di impianti per la produzione e l’autoconsumo di energia da fonti rinnovabili. Soluzioni innovative per fare squadra e non restare soli di fronte a bollette sempre più care, riducendo l’impatto ambientale.

È il focus emerso nel corso della conferenza dal titolo “Energia per la crescita – le comunità energetiche: opportunità per le imprese e cittadini” organizzata da CNA Reggio Emilia nell’ambito della Fiera Centenaria “San Giuseppe” di Scandiano.

Nel 2021 la legge ha riconosciuto le Comunità energetiche rinnovabili (Cer) con fondi di incentivazione nazionale e quindi è il tempo giusto per sviluppare queste “reti” formali (la comunità viene costituita come associazione o consorzio) dove i consumatori usano i loro impianti per scambiare energia con molteplici benefici: ambientali, perché si autoproduce energia pulita, economici perché non si paga l’energia auto-consumata, e sociali perché consente di integrare tutti i cittadini, a prescindere dal reddito, sostenendo i soggetti più fragili. Senza dimenticare che in caso di Cer si ha diritto a una tariffa incentivante per vent’anni.

Relatore dell’iniziativa Leonardo Setti, professore e ricercatore dell’Università degli Studi di Bologna nell’ambito della biochimica industriale applicata ai sistemi energetici rinnovabili, tra i fondatori delle prime comunità solari nate nel 2010, che ha sottolineato l’importanza del tema, portando e argomentando i dati sui consumi domestici medi e delle auto a carburante.

“Tra meno di 15 anni – ha sottolineato Setti – guideremo esclusivamente macchine elettriche, risparmiando moltissima dell’energia che ad oggi viene dispersa. Anche il modo di costruire le nostre case dovrà cambiare radicalmente; dovranno essere costruite in modo da essere isolate dagli agenti atmosferici esterni per ridurre, anche in questo caso, la dispersione energetica, grazie all’installazione di caldaie elettriche e di pannelli fotovoltaici. L’unica soluzione per un futuro sostenibile è l’elettricità, ovviamente prodotta tramite energia rinnovabile. E le Cer sono l’unico metodo per sviluppare energie rinnovabili in grande quantità”.

Il professore ha poi presentato incentivi sia per privati che per imprese che vogliano investire in un mondo più sostenibile. Ha concluso il suo intervento con una riflessione sull’importanza della responsabilità sociale di impresa, che consiste nell’impegno che le imprese si assumono nel riconoscere e nel ridurre il più possibile l’impatto che le loro attività hanno sull’ambiente e sulla società. Le grandi aziende sono le prime a doversi impegnare in questa direzione, solo investendo in innovazione e sostenibilità riusciranno a restare attive sul lungo termine.

L’impegno di CNA sulla transizione energetica è già stato dichiarato con l’apertura di Pmi Energia, l’azienda di progettazione e consulenza per sostenere le Pmi che vogliono investire in impianti di produzione di energia pulita e contribuire alla costruzione di comunità energetiche sul territorio provinciale. Un impegno ribadito anche al termine della conferenza di sabato da Marco Lasagni, presidente di Pmi Energia e Direttore di Prefina, e Stefano Ricciardi, referente Ambiente e energia di CNA Emilia-Romagna, parlando della necessità di produrre energia e chilometro zero.

All’iniziativa CNA sono intervenuti anche Marco Corradi, presidente di Acer, che ha raccontato le esperienze di Cer che si stanno portando avanti sul territorio reggiano, e Claudio Pedroni, assessore all’ambiente del Comune di Scandiano, che ha portato il saluto dell’Amministrazione