In attesa che gli schieramenti politici trovino un accordo per dare un governo al paese, le imprese  chiedono provvedimenti che diano risposte alle loro esigenze. Nel settore ascensoristico, ad esempio, ha recentemente trovato soluzione il problema della riattivazione delle commissioni prefettizie per l’abilitazione alla manutenzione degli ascensori, abolite sei anni fa dal DL 95/2012, grazie all’approvazione definitiva del Disegno di Legge contenente “Disposizioni per l’adempimento degli obblighi derivanti dall’appartenenza dell’Italia all’Unione europea – Legge europea 2017”.

“L’Italia – afferma Graziana Cascone, portavoce degli ascensoristi CNA –  detiene il primato mondiale in termini di ascensori esistenti, con circa 870.000 impianti che ogni giorno effettuano 100 milioni di corse. L’ascensore è sicuramente il mezzo di trasporto più utilizzato dagli italiani, ma è un mezzo di trasporto che deve essere continuamente revisionato e manutenuto”. Circa il 40% degli ascensori in servizio nel nostro Paese è infatti in funzione da più di 30 anni e almeno il 60% non è dotato delle moderne tecnologie che garantiscono il maggior livello di sicurezza per gli utenti.

Al Governo che verrà e di qualunque colore esso sia – ribadisce Graziana Cascone – chiediamo che venga reso obbligatorio l’adeguamento alle norme di sicurezza dei circa 700.000 impianti di elevazione installati prima del 1999 e che presentano livelli di sicurezza inferiori rispetto agli standard definiti dalla Direttiva 95/16/CE.;  è una situazione paradossale che non si  può far finta di non vedere”.

Le misure da adottare riguardano:

  • i dispositivi di arresto da modificare per ottenere un buon grado di precisione del livello di arresto della cabina ed una progressiva decelerazione;
  • i rivelatori di presenza umana o animale da installare sulle porte a chiusura comandata;
  • i sistemi di allarme da modificare in modo da avere un collegamento permanente bidirezionale con un servizio di intervento rapido, ai sensi della norma UNI EN 81-28;
  • gli impianti di illuminazione di emergenza da installare nelle cabine che funzionino in caso di guasto dell’alimentazione principale, con tempi di funzionamento sufficienti per consentire il normale intervento dei soccorsi.

Occorre sottolineare che sui circa 700mila impianti installati prima del 1999 sono stati eseguiti, nel corso degli anni, numerosi interventi di adeguamento della sicurezza, in occasione di interventi di modernizzazione che necessariamente vengono effettuati su impianti che hanno un’anzianità di servizio mediamente molto elevata. Non sono affatto rari, soprattutto nei centri storici delle grandi città italiane, gli ascensori installati nella prima metà del secolo scorso e tuttora in funzione. Quindi, a seconda della presenza o meno sui vecchi ascensori dei dispositivi necessari ad eliminare i rischi si dovranno effettuare lavori più o meno impegnativi, oppure non se ne dovranno effettuare affatto.

In ogni caso, la stragrande maggioranza dei lavori comporterà una spesa comunque contenuta e distribuita su più anni, da suddividere, ovviamente, tra i condomini dell’edificio, i quali potranno usufruire delle detrazioni Irpef previste dalla legislazione vigente: “Si tratterebbe, comunque, di interventi una tantum –conclude la portavoce degli ascensoristi CNA – niente di lontanamente avvicinabile ad una tassa, come qualcuno afferma ogni volta che il problema della messa in sicurezza degli ascensori viene sollevato. Quella della ‘tassa sull’ascensore’ è, quindi, una vera e propria “bufala” mediatica, una fake news propagata senza scrupoli da chi, evidentemente, non ha nessun rispetto per la sicurezza che deve comunque essere garantita a tutti gli utenti degli ascensori, indipendentemente dal fatto che l’impianto su cui si trovano a viaggiare sia stato installato nel 1930, nel 1975 o nel 2018”.