Silvestrini a Il Foglio: “La cultura della concorrenza è patrimonio di artigiani e piccole imprese”

Max Weber scriveva che la burocrazia rappresenta il processo di disincanto del mondo nell’amministrazione della res pubblica. Il processo di razionalizzazione della società qualifica più di ogni altro la modernità e la burocrazia ne rappresenta una forma particolarmente pervasiva e per alcuni tratti pericolosa. E’ quanto scrive Sergio Silvestrini, Segretario Generale della CNA, in un editoriale sul quotidiano Il Foglio per illustrare la filosofia della terza edizione dell’Osservatorio “Comune che vai burocrazia che trovi” dedicata alla transizione ecologica e all’economia circolare, due ambiti assai rilevanti sui quali misureremo l’effettiva capacità dell’Italia di realizzare la profonda trasformazione del sistema produttivo e della società dei consumi per affermare un nuovo modello di sviluppo sostenibile.

“La CNA da anni ha ingaggiato una guerra totale alla cattiva burocrazia – scrive Silvestrini – alle sue prevaricazioni che inquinano il rapporto tra lo Stato nella forma legale-razionale e la libertà di intraprendere. In questo spirito abbiamo dato vita all’Osservatorio, un esercizio di conoscenza e competenza con metodo scientifico per indagare e misurare il peso della burocrazia sulla vita quotidiana delle imprese”.

I risultati raccolti mostrano che esistono alcune best practice ma il tratto prevalente è una pubblica amministrazione difensiva e che accumula ritardi e inefficienze che impediscono di cogliere opportunità di sviluppo. Nel caso della moda l’80% degli scarti diventa rifiuto a causa degli ostacoli normativi frenando l’economia circolare. Il labirinto burocratico e un’idea naif del federalismo impediscono la creazione di una banca dati integrata di catasto nazionale degli impianti termici, libretto e dichiarazione di conformità, strumento prezioso per verificare in tempo reale lo stato di salute degli impianti domestici e favorire la transizione energetica.

Dall’Osservatorio emerge inoltre un panorama variegato e differenziato, ai limiti del dissolvimento della centralità dello Stato razionale cambiando significato al decentramento. Non più articolazione contemporanea delle istituzioni sul territorio ma esaltazione della “soggettività moderna” del Rinascimento secondo la definizione dello storico svizzero Jacob Burckhardt: “L’individuo si afferma liberandosi dai vincoli d’appartenenza a una comunità che ne determina i valori”. Se si sostituisce la PA e gli enti locali all’individuo, lo Stato centrale alla comunità e le norme ai valori si ottiene la vera immagine dell’Italia che troppo spesso confonde il trasferimento di competenze con il federalismo, la delega di attribuzioni con l’autonomia delle decisioni.

Occorre riaffermare totalmente le libertà fondamentali e il principio di legalità adottando quella norma generale implicita negli ordinamenti degli Stati moderni secondo la quale tutto ciò che non è vietato è permesso, e liberare imprese e cittadini dal giogo del “nulla è permesso se non esplicitamente previsto”.

Serve una discontinuità culturale orientata alla sottrazione, alla riduzione delle complessità. Non ci sono alternative per investire rapidamente e in modo efficiente le ingenti risorse previste dal Pnrr e per riattivare il flusso degli investimenti privati senza i quali la crescita virtuosa e sostenibile rimarrà confinata nell’album delle buone intenzioni.

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