Senza un concreto coinvolgimento del mercato e delle imprese private è praticamente impossibile riuscire a investire quasi 350 miliardi di euro tra Pnrr, nuova programmazione europea e le risorse non impegnate della programmazione 2014-2020. È quanto scrive Sergio Silvestrini, Segretario Generale CNA, in un articolo pubblicato su Il Foglio, sottolineando che la spesa pubblica per investimenti nell’ultimo decennio si è dimezzata a 20 miliardi e raggiunge i 40 miliardi sommando la componente delle imprese pubbliche nazionali e delle municipalizzate.
Sia nella individuazione degli investimenti e soprattutto con un ruolo nella allocazione delle risorse, il mercato privato può svolgere un ruolo importante, stimolando anche la componente di spesa privata.
La riqualificazione del patrimonio immobiliare, il forte impulso allo sviluppo delle fonti rinnovabili rappresentano le principali aree dove l’impresa privata può agire da terminale operativo della pubblica amministrazione.
Mentre il solo Superbonus 110% ha attivato cantieri per 55 miliardi di euro, non risulta che la pubblica amministrazione sia ancora riuscita a spendere i fondi (1,2 miliardi) per la riqualificazione energetica degli edifici pubblici indicati nel Pnrr.
Di contro procedure amministrative complesse, farraginose e spesso contraddittorie si traducono in ostacoli insormontabili anche per gli investimenti con capitali privati come nel caso del settore energetico. Nonostante le iniezioni di semplificazioni per lo sviluppo delle FER, negli ultimi anni la nuova capacità installata è ai minimi storici, appena 1 GW l’anno contro un obiettivo di 6-7.
Al tempo stesso tra i punti deboli del Pnrr vi è uno scarso contributo in termini di risorse per il processo di decarbonizzazione: il piano indica 4 GW di nuova potenza da fonti rinnovabili (meno del 10% della capacità aggiuntiva richiesta) concentrati sui grandi impianti. Un vistoso differenziale che, in larga parte, può essere colmato sostenendo la realizzazione di piccoli impianti destinati all’autoproduzione da parte delle piccole imprese sfruttando i tetti dei capannoni (con il beneficio aggiuntivo di non consumare territorio). Sarebbero sufficienti 20mila impianti l’anno da 200 KW per assicurare 4 GW di nuova potenza.