Lo scorso 20 dicembre 2016, come vi è noto,  si è organizzata una videoconferenza (collegate 32 sedi territoriali della CNA), per approfondire insieme la migliore strategia da adottare per raggiungere gli importanti obiettivi della CNA tutti protesi a rendere il tributo comunale più equo. 

La riunione ha reso maggiormente evidente l’insostenibilità della situazione. Basti pensare a quanti sforzi sono necessari per ottenere il diritto definito dalla norma nazione di non pagare il tributo sulle aree destinate alla produzione di rifiuti speciali, ma, soprattutto, pensiamo a quante risorse ancora molte aziende stanno pagando sulla base di richieste illegittime dei Comuni.

Infatti, nonostante sia la norma nazionale sia l’interpretazione ufficiale della medesima del MEF, indichi che non si applica la TARI sui rifiuti speciali prodotti dalle imprese, dall’esame dei regolamenti di applicazione della TARI di 124 Comuni, è merso che il comportamento di alcuni comuni sia tutto proteso a non riconoscere questo importante diritto a volte sulla base di interpretazioni più varie ed anche a dispetto del proprio regolamento. 

E così, capita che alcuni Comuni escludano le superfici di produzione ma non le aree ad esse connesse come ad esempio i magazzini, altri danno una interpretazione restrittiva escludendo solo le aree occupate da macchinari, fino ai casi più eclatanti di Comuni che ignorano totalmente l’indicazione della norma applicando la TARI anche sulle aree nelle quali si producono rifiuti speciali.

 

Questa situazione sta diventando insostenibile. Per far fronte alla situazione attuale nell’ambito della riunione si è condiviso che occorre:

  • una definizione più chiara della norma nazionale che possa chiarire in via definitiva gli aspetti che in questi anni sono stati oggetto di interpretazioni incoerenti;
  • portare a termine azioni territoriali volte a fare pressioni sulle amministrazioni comunali per fare ottenere alle imprese il diritto di escludere dalla TARI le aree destinate alla produzione, anche ricorrendo a contenziosi;
  • definire i criteri di assimilazione, nel rispetto dei limiti quali-quantitativi; al contempo deve essere chiarito, coerentemente la normativa comunitaria che pone in capo al produttore del rifiuto la responsabilità rispetto alla gestione dei rifiuti stessi, che l’assimilazione non implica in alcun modo che i rifiuti assimilati debbano necessariamente essere gestiti nell’ambito del servizio pubblico.
  • arrivare al più presto alla tariffa puntuale su tutto il territorio nazionale, in base alla quale, secondo criteri omogenei da declinare sul territorio, la TARI venga applicata sulla base delle quantità e tipologia di rifiuti prodotti ed effettivamente conferiti al servizio pubblico.

Queste proposte non solo contribuiscono a fare maggiore chiarezza sollevando le imprese da costi ingiustificati, ma consentono una più coerente applicazione del diritto europeo di tutela dell’ambiente, favorendo una gestione più sostenibile dei nostri rifiuti.

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