Per l’artigianato e la piccola impresa toscana lieve flessione nel 2016 e ciclo-stazionario nel 2017: molte ombre e poche luci in una situazione economica a “orbita zero” sui ricavi. Questi i risultati dell’indagine congiunturale Trend, con cui CNA Toscana analizza i dati contabili di centinaia di micro e piccole imprese (fino a 10 addetti) della regione, campionate da ISTAT con una copertura settoriale completa per manifatturiero, costruzioni e  servizi.

Il preconsuntivo 2016 (dati gennaio/settembre) dell’economia toscana relativa alle micro e piccole imprese (artigiane e non) presenta una leggera negatività (-0,5%), tendenza che risulta così peggiore – come spesso è accaduto in questi anni – anche rispetto alle dinamiche non certo particolarmente brillanti dell’Italia e della Toscana. L’orientamento congiunturale sembrerebbe orientato a un lieve miglioramento nel corso del 2017, che dovrebbe consentire di ancorare il giro d’affari delle piccole imprese della regione attorno al “sostanziale pareggio”. Una prospettiva di “ciclo-stazionario” che trova conferma non solo nel ciclo dei ricavi della micro e piccola impresa, ma in generale dell’economia regionale e nazionale. Tale prospettiva è coerente con l’evoluzione congiunturale di breve termine rilevata dalla contabilità delle micro e piccole imprese toscane, dove al migliore andamento del sistema manifatturiero, o almeno di parte di esso, si sommano le difficoltà di molti comparti dei servizi e delle costruzioni, in particolare nel comparto dell’edilizia, mentre impiantistica e installazioni presentano una situazione migliore.

“La situazione resta molto critica – commenta il Presidente  CNA Toscana Valter Tamburini –  tuttavia in alcuni settori si intravedono spiragli di luce. Per intercettare la, seppur debole, ripresa occorrerebbero investimenti in tecnologia, interrotti nel 2008 a causa della crisi; in generale tali investimenti sono letteralmente crollati e in alcuni settori sono praticamente scomparsi. Per questo avremmo apprezzato misure idonee a promuovere e sostenere gli investimenti, attraverso forme di ingegneria finanziaria. Questa tipologia di strumenti sarebbe particolarmente apprezzata, perché consentirebbe alle aziende di fare ricorso a tipologie di investimento alternative al circuito bancario che, come noto, sta progressivamente chiudendo i rubinetti”.

“Da parte della Regione Toscana – aggiunge il Direttore CNA Toscana Saverio Paolieri – ci saremmo attesi anche una maggiore attenzione per quanto concerne le misure di sostegno all’innovazione tecnologica per le piccole imprese, ma anche da questo punto di vista assistiamo ad una Regione ancorata ad una visione economica viziata da pregiudizi ideologici poco coerenti con le caratteristiche economiche e sociali della Toscana”.

“Sempre alla Regione, ma più in generale a tutti gli Enti pubblici – continua il Direttore CNA Toscana – chiediamo di sbloccare tutte le opere pubbliche cantierabili o comunque finanziate. La realizzazione di opere pubbliche, oltre a supplire almeno in parte al gravissimo gap infrastrutturale del nostro territorio, favorirebbe lo sviluppo di opportunità per le aziende regionali e la competitività territoriale. Su questo argomento, però, assistiamo ad un inaccettabile rimpallo di competenze e ad incredibili lungaggini che, di fatto, ostacolano la realizzazione di opere strategiche per la nostra regione”.

“Specie in un momento difficile come quello attuale – conclude il Presidente Tamburini – sentiremmo il bisogno di soggetti pubblici che si facessero portatori di una politica economica in grado di affiancare le imprese nel difficile percorso di rilancio, ma vediamo che la politica è troppo concentrata su altro”.

Rapporto congiunturale TREND sull’artigianato e la piccola impresa in Toscana

(nota di sintesi)

IL QUADRO GENERALE. La congiuntura economica della micro e piccola impresa nel 2016 in Toscana è ancora negativa, anche se si tratta solo di un lieve calo dei ricavi rispetto al 2015  (-0,5%). Una lieve flessione, frutto di una dinamica progressivamente in peggioramento nel corso del 2016, quando a un inizio d’anno “positivo” si sono sommati due trimestri di flessione consecutiva del fatturato. In altre parole, la “ripresina” che ha caratterizzato l’economia italiana e regionale nel 2015-2016 non sembra aver riguardato – se non marginalmente e in modo molto più selettivo – le micro e piccole aziende monitorate dall’analisi congiunturale Trend. Ancora una volta, l’economia internazionale si muove – a seconda degli anni – attorno al +3%, quindi su livelli di crescita superiori all’economia europea, che a sua volta raggiunge risultati migliori rispetto all’Italia che, infine, presenta performance sistematicamente superiori all’economia della piccola impresa toscana.

La debolezza dell’attuale fase congiunturale trova una sua ulteriore conferma anche nella diminuzione dei costi aziendali. Ci sono però differenze tanto in termini di analisi settoriale quanto con riferimento ai singoli territori.

I SETTORI. Il sistema manifatturiero toscano, con le sue filiere specializzate e i suoi distretti produttivi, presenta risultati migliori sul preconsuntivo di settembre e assesta la propria dinamica di fatturato al +1%, potendo sfruttare il contributo positivo delle vendite del sistema-moda (inteso nel suo complesso: tessile-abbigliamento-pelle-calzature) (+0,3%), ma soprattutto la maggiore vivacità dell’andamento dei ricavi nel cosiddetto ‘altro manifatturiero’ (oreficeria, cartario, lapideo, etc.) (+4,2%). Segnale di vitalità è inoltre la relativa migliore performance del fatturato del contoterzi manifatturiero, ovvero di quelle imprese che rappresentano l’anima dei distretti toscani: nel preconsuntivo 2016 di settembre la variazione dei ricavi è +1,4%, con risultati particolarmente brillanti nel sistema-moda. In calo, invece, i ricavi della meccanica (-0,9%) e quelli del settore del legno-mobili (-2,1%).

Risultati peggiori per il sistema delle costruzioni, che non sembra ancora risalire dal minimo raggiunto negli anni post-crisi. Una diminuzione di fatturato, sia pure non eclatante (-0,8%, la variazione 2016 vs. 2015, gennaio-settembre) che è imputabile esclusivamente alla crisi del comparto edilizia (-1,5%), mentre la filiera impiantistica/installazioni presenta risultati positivi per i ricavi (+0,5%).

Congiuntura negativa anche nei servizi con una contrazione dei ricavi del -0,9%. A contribuire in modo significativo alle difficoltà del settore è soprattutto il calo del fatturato dei servizi alle imprese (-2,2%). Anche altri settori del terziario vivono situazione di crisi come le riparazioni (-1,9%), mentre sono comunque ‘negative’ le performance del comparto ristorazione/turismo e del commercio all’ingrosso. Alcuni comparti maggiormente legati alla dinamica dei consumi, ‘positiva’ nel biennio 2015-2016, hanno beneficiato dell’aumento della spesa delle famiglie come nel caso del commercio al dettaglio e dei servizi alle famiglie, settori che presentano comunque variazioni dei ricavi attorno al “più zero virgola”. Un’orbita zero, ma comunque col segno +, anche per la tendenza dei ricavi nel settore dei trasporti che possono aver beneficiato della relativa maggiore vivacità di alcuni comparti del sistema manifatturiero.

I TERRITORI. Vi sono diverse ‘Toscane’ in cui alle differenze di settore si affiancano quelle territoriali, legate alle specializzazioni produttive locali. Il quadro presenta molte ombre e poche luci, ma si tratta comunque di variazioni in generale non particolarmente rilevanti. Infatti, alla flessione più marcata di Massa-Carrara (-3%) si aggiungono i cali di Grosseto e Lucca (-2,5% e -2,2%), mentre assai più contenuta è la diminuzione di Livorno (-0,8%). Dinamica dei ricavi solo formalmente negativa a Firenze (-0,3%), mentre i risultati migliori sono ad Arezzo (+0,8%), Pisa (+0,8%) e soprattutto Prato (+1,7%), in particolare grazie alla performance del tessile-abbigliamento.

Le prospettive. l’economia della piccola impresa toscana continua a ruotare attorno all’ ‘orbita zero’, sia pure con una lieve flessione nel 2016. Le stime complessive per la chiusura del 2016 non dovrebbero discostarsi troppo dal preconsuntivo di settembre: un ciclo del manifatturiero che appare più vivace e orientato al recupero rispetto all’inversione negativa che traspare dall’analisi dei dati contabili delle imprese di costruzioni e servizi. Infatti, mentre il manifatturiero presenta un irrobustimento del ciclo nel corso del secondo e terzo trimestre 2016 (+1,5% vs. 2015-III trim.) con risultati incoraggianti anche per il contoterzi, costruzioni e servizi concentrano la loro ‘negatività’ proprio a partire dalla scorsa primavera: -2,9% e -1,9% i rispettivi cali tendenziali dei ricavi del terzo trimestre 2016 (vs. 2015-III trim.).

Con le informazioni al momento disponibili, il ciclo economico previsto per il 2017 sembrerebbe comunque in lieve miglioramento. Si tratterebbe grossomodo di una variazione sui ricavi attorno allo ‘zero virgola qualcosa’, che dovrebbe consentire di ancorare il giro d’affari dell’universo di piccole imprese toscane attorno al “sostanziale pareggio” (-0,4%/+0,6%, il range di oscillazione previsto per il 2017 vs. 2016). Una prospettiva di “ciclo-stazionario” che trova conferma anche nelle prospettive a breve-termine dell’economia regionale e nazionale.

Questa analisi congiunturale s’inserisce in un quadro di medio-lungo periodo di crisi persistente non ancora superata. Tensioni all’interno del mercato del lavoro, vuoti produttivi consistenti e diminuzioni del numero d’imprese attive tratteggiano uno scenario economico regionale in cui la micro e piccola impresa è sicuramente al centro dell’output gap. Infatti, come sottolinea una recente analisi Irpet sulla Toscana, i vuoti di domanda producono effetti di “depauperamento qualitativo-quantitativo” che, se vissuti a lungo, tendono ad alterare in modo sostanziale la riproducibilità stessa del sistema economico. Tale problematica di natura strutturale è tanto più vera con riferimento all’universo di piccole imprese toscane che sostengono le filiere produttive e i sistemi economici locali. Del resto, anche al netto dei numerosi percorsi di riorganizzazione e ristrutturazione interni alle aziende, in questa fase stazionaria (post-crisi) le imprese trovano notevoli difficoltà ad attivare in via autonoma la spesa per investimenti, ovvero il propulsore del ciclo. In particolare, quelle più piccole con fatturato e margini in sofferenza fanno sempre più fatica non solo a finanziare gli investimenti di natura “strategico-strutturale”, ma anche solo quelli rivolti al rinnovo dell’esistente.