Il decreto legge 22 ottobre 2016, n. 193 rappresenta solamente una piccola parte della intera manovra di bilancio 2017. Quella parte che, per la natura ordinamentale delle disposizioni in esso contenute, non poteva essere inclusa nella legge di bilancio 2017 (AC4127 ora in discussione in parlamento). Pertanto il giudizio di carattere generale non può non tenere conto delle importanti misure varate dal Governo nel disegno di legge di bilancio 2017 da tempo richieste dalla CNA-nazionale per un fisco orientato alle piccole imprese. Ci si riferisce, ovviamente, all’introduzione dell’IRI (Imposta sul reddito delle Imprese) che consente, in modo analogo a quanto è previsto per le società di capitali, che i redditi lasciati per gli investimenti in azienda siano tassati ad aliquota proporzionale del 24%. CI si riferisce anche all’introduzione del regime di cassa per la determinazione del reddito delle imprese in contabilità semplificata che consente, finalmente, di tassare solamente i redditi effettivamente incassati.

Ciò nonostante, non si può non sottolineare che prendendo a riferimento solamente le disposizioni contenute nel decreto in esame si deve constatare che contiene poche misure di semplificazione, mentre comporta soprattutto nuovi ed onerosi adempimenti a carico delle imprese.

E’ vero, infatti, che  l’introduzione dei nuovi obblighi di comunicazione delle operazioni Iva a cadenza trimestrale, compresi i dati relativi alle liquidazione periodiche del tributo, determinano un immediato aggravio degli oneri amministrativi a carico delle imprese non compensato dall’eseguo credito d’imposta previsto e, soprattutto, dalle scarse semplificazioni previste. La possibilità di compensare i crediti Iva e imposte sui redditi emergenti da errori effettuati dai contribuenti nelle dichiarazioni annuali a proprio sfavore entro 5 anni, rappresenta una novità molto importante, ma l’unica di un certo rilievo presente nel decreto.

Ma ciò che lascia maggiormente delusi è l’assenza di importanti misure di semplificazione, condivise in diversi Tavoli aperti nell’ambito del Ministero dell’Economia e delle Finanze, che da tempo sollecitiamo e che ora attendiamo che il Parlamento inserisca nella legge di conversione.

Ci si riferisce, in particolare, alla riforma strutturale degli Studi di settore che, oltre a prevedere l’esclusione del loro utilizzo quale strumento di accertamento e riconoscere un sistema premiale capace di dare tranquillità alle imprese rispetto ai controlli fiscali basati su presunzioni, dovrebbe anche ridurre il numero di informazioni richieste ai contribuenti nella dichiarazione annuale utili per la costruzione nel nuovo indice di affidabilità/compliace.

Anche la soppressione di Equitalia e la sua sostituzione con il nuovo ente “Agenzia delle Entrate-Riscossione”, se non accompagnata da ulteriori norme tese a definire  una nuova disciplina della riscossione coattiva, meno onerosa e rispettosa dei diritti dei contribuenti onesti, rischia di tradursi in un mero cambiamento di nome fine a se stesso. La sanatoria dei ruoli è una norma che guarda solamente  al passato, mentre riteniamo che si debba guardare al futuro. Guardare al futuro significa modificare gli “oneri di riscossione” (aggio) per evitare l’incremento eccessivo del debito in modo ingiustificato. Non si può pretendere un compenso per la riscossione proporzionale al 3% anche quando il contribuente versa nei termini il debito emergente indicato nella cartella di pagamento, ovvero una somma pari al 6% del debito anche quando si chiede ed ottiene una rateizzazione prima dell’avvio dell’azione esecutiva.  Sempre per evitare incrementi del debito occorre prevedere  un sistema di rateizzazioni più coordinato che non obblighi le imprese a pagare sanzioni più alte del 66%, solo per avere un sistema di rateizzazioni più lungo, più versatile e più vicino alle sua situazione economia. Ed inoltre, il contribuente deve poter chiedere al nuovo ente per la riscossione tutte le spiegazioni e le rivendicazioni che rendono evidente la nullità della pretesa. Chi chiedere soldi deve poter dare tutte le risposte.

Il commento più generale e puntale delle disposizioni contenute nel Decreto legge n. 193/2016, compresa l’elencazione delle semplificazioni che ci aspettiamo, è riportato nel documento di R.E.TE. Imprese Italia inviato alla Commissione finanze della Camera il 3 novembre 2016; nella Circolare CNA 4 novembre 2016, si riporta il commento delle singole disposizioni contenute nel decreto.