credito

La moratoria sui prestiti ha dimostrato di essere uno strumento indispensabile per affrontare l’ultimo tratto del mare tempestoso provocato dalla pandemia. I segnali di ripresa che arrivano dal sistema produttivo sono incoraggianti, ma i flussi di cassa generati dalle imprese non consentono ancora di passare alla fase successiva dell’exit strategy dalle misure emergenziali. E’ quanto scrive il presidente nazionale di CNA, Daniele Vaccarino, in un editoriale pubblicato su Il Foglio nel quale affronta il tema vitale del credito prendendo spunto dalla proroga della moratoria prevista nel decreto sostegni bis che opera in continuità, ma prevede un nuovo onere a carico delle imprese che rischia di inceppare l’ingranaggio in quanto molte banche manifestano una forte resistenza.

L’esigenza di prorogare la moratoria è emersa in tutta evidenza da una nostra indagine su un campione significativo di imprese. L’83% degli intervistati ritiene che senza la proroga non riuscirebbe a rispettare gli impegni con l’istituto finanziatore (35%) o avrebbe molti problemi a farlo (48%).

Istituzioni sovranazionali e le principali banche centrali predicano di mantenere ancora le misure di sostegno e raccomandano prudenza e gradualità di uscita. Insomma sarebbe veramente clamoroso che dopo aver messo in pratica politiche espansive ultra-keynesiane dimenticassimo la principale lezione dell’economista britannico: il problema spesso non è solo uscire vivi dalla sala operatoria, ma sopravvivere nei giorni successivi fino alla completa riabilitazione.

La crisi che stiamo vivendo è l’ulteriore conferma che il sistema regolatorio rigido non funziona, occorrono flessibilità e rapidità di adattamento.

Immaginare di ripristinare sic et simpliciter l’architettura normativa pre-Covid significa ignorare la portata della trasformazione provocata dalla pandemia. Sul piano interno lo shock provocato dalla pandemia dovrebbe suggerire alcune riflessioni sul rapporto tra impresa e credito, a partire dall’allontanamento del sistema bancario dall’imprenditoria diffusa che rende quanto mai urgente rivitalizzare il sistema dei Confidi. Un’esperienza mutualistica italiana che anche in questa crisi ha dato prova di sostenere il mondo della micro e piccola impresa. In nome del pragmatismo dovrebbe essere rivista l’operatività del Fondo di garanzia per le Pmi nell’ottica di assicurare il maggiore effetto leva delle risorse pubbliche favorendo la complementarietà con le garanzie private.

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