L’1 febbraio 2019 è entrato in vigore l’accordo di partenariato economico tra l’UE e il Giappone (Economic Partnership Agreement – EPA) , un accordo che crea una zona di libero scambio che comprende oltre 600 milioni di persone e riguarda circa un terzo del PIL mondiale, l’accordo di dimensioni maggiori che l’Unione Europea abbia mai negoziato.

 Nell’immediato, l’accordo riguarderà principalmente due categorie di prodotti: i prodotti alimentari europei come carne, formaggio, cioccolato e vino, che al momento sono tassati in Giappone fino al 40% e le automobili prodotte dalle principali aziende giapponesi come Toyota e Honda, che in Europa sono meno diffuse che in altri mercati (come per esempio gli Stati Uniti). Inoltre per le aziende europee sarà più semplice partecipare a gare di appalto in Giappone, un mercato da tempo ambito dalle imprese europee.

Il Giappone inizierà a riconoscere e usare gli standard di qualità europei, considerati tra i più elevati nel mondo: in questo senso sono stati inseriti nel trattato commerciale 205 prodotti a indicazione geografica protetta (IGP) che verranno riconosciuti dal Giappone e protetti da contraffazione. Di questi 205, 46 sono prodotti italiani: ci sono ad esempio l’aceto balsamico di Modena, il prosciutto di Parma, il Parmigiano reggiano, la mozzarella di bufala, il gorgonzola e diversi vini. I prodotti inseriti nella lista sono stati scelti tra quelli che più corrono il rischio di essere contraffatti: l’EPA dovrebbe scoraggiare la diffusione dei prodotti falsi. Una clausola di revisione prevede che in futuro si possa ampliare la lista di prodotti IGP.

L’Italia trarrà diversi altri vantaggi dall’eliminazione dei dazi con il Giappone. Il Paese del Sol Levante rappresenta il sesto partner commerciale dell’Italia e le esportazioni verso il paese hanno un valore di 6,6 miliardi di euro all’anno, destinate ad aumentare una volta entrato in vigore l’EPA.

L’Accordo contiene anche norme per la  tutela delle PMI, che rappresentano il 78% delle quasi 74.000 imprese UE e italiane che esportano in Giappone, aumentando quindi le  opportunità di import export Italia Giappone.

In generale, secondo le stime della Commissione Europea, le esportazioni di carne e formaggio verso il Giappone dovrebbero aumentare in futuro del 170-180 per cento, per un valore complessivo di 10 miliardi di euro. Il mercato giapponese rimarrà comunque chiuso per i coltivatori di riso, uno dei prodotti su cui il Giappone continuerà ad applicare dei dazi.

Inoltre l’accordo include anche un capitolo sullo sviluppo sostenibile con impegni giuridicamente vincolanti che riguardano gli accordi di Parigi sui cambiamenti climatici che Unione Europea e Giappone si sono impegnati ad attuare.

CNA ha tenuto quest’oggi, a Bruxelles presso la DG Trade della Commissione Europea,  un incontro di approfondimento su alcuni aspetti dell’Accordo, per la Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa hanno partecipato: Antonio Franceschini, Responsabile Ufficio Promozione e Mercato Internazionale e Claudio Cappellini, Responsabile Ufficio Politiche Comunitarie mentre per la DG Trade era presente Marco Chirullo Vicecapo Unità per il Far East. L’incontro è stato occasione per una verifica sulle prime criticità emerse dall’applicazione dell’accordo e per capire come migliorare le modalità di scambio di  informazioni tra imprenditori italiani e importatori giapponesi alla luce delle nuove norme.