Grassi trans negli alimenti. Parlamento Ue chiede limiti più stringenti

Approvata ieri una risoluzione in cui si invita la Commissione europea a proporre l’introduzione di norme UE per limitare il tenore di TFA industriali, preferibilmente entro due anni. LA RISOLUZIONE

In una risoluzione votata mercoledì 26 ottobre, i deputati hanno affermato che l’UE dovrebbe porre limiti vincolanti sulle quantità di acidi grassi trans di produzione industriale (TFA) presenti negli alimenti, poiché questi possono aumentare il rischio di malattie cardiovascolari, la sterilità, il morbo di Alzheimer, il diabete e l’obesità per i consumatori.

L’assunzione di TFA è in gran parte legata al consumo degli oli parzialmente idrogenati di produzione industriale.
 
Nel testo, approvato con 586 voti a favore, 19 contrari e 38 astensioni, si evidenza che secondo la Commissione europea solo un consumatore su tre ha conoscenze in materia di TFA, il che dimostra come le misure di etichettatura non siano riuscite a essere efficaci. La Commissione europea dovrebbe pertanto proporre l’introduzione di norme UE per limitare il tenore di TFA industriali, preferibilmente entro due anni.

L’introduzione di limiti vincolanti per i TFA industriali da parte della Danimarca, che nel 2003 ha stabilito un limite nazionale del 2% per quanto concerne il tenore di grassi trans negli oli e nei grassi, ha portato a risultati positivi, riducendo considerevolmente, secondo uno studio, i decessi causati da malattie cardiovascolari. 

I TFA tendono ad essere utilizzati negli alimenti meno costosi, con la conseguenza che le persone con uno status socioeconomico inferiore sono più esposte a prodotti alimentari con un contenuto di TFA più elevato e ciò aumenta a sua volta il rischio di ampliare le disuguaglianze sanitarie. 
Gli acidi grassi trans (TFA) sono grassi insaturi presenti negli alimenti ottenuti da ruminanti e negli oli vegetali parzialmente idrogenati prodotti industrialmente. Il loro consumo è stato associato a un aumento del rischio di malattie cardiovascolari. L’elevata assunzione di TFA rappresenta un fattore di rischio per lo sviluppo di cardiopatie coronariche, che, secondo le stime della Commissione europea, causano ogni anno circa 660.000 decessi nell’UE, ossia circa il 14% della mortalità complessiva.
 
La Danimarca è stata il primo Stato membro dell’Unione europea a limitare il contenuto di grassi trans con una legge nel 2003. In seguito, simili limitazioni a livello nazionale sono state introdotte in Austria (2009), Ungheria (2013) e Lettonia (2015). Misure volontarie per ridurre il contenuto di TFA sono in atto in Belgio, Germania, Paesi Bassi, Polonia, Regno Unito e Grecia. Raccomandazioni dietetiche nazionali sui TFA sono state emesse in Bulgaria, Malta, Slovacchia, Regno Unito e Finlandia.
 
Nel mese di giugno 2015, la Food and Drug Administration (FDA) ha pubblicato una decisione che determina che gli oli parzialmente idrogenati, ossia la fonte alimentare primaria di grassi trans industriali negli alimenti trasformati, non sono più “generalmente riconosciuti come sicuri” per l’uso alimentare e saranno vietati dal giugno 2018.

 

AGGIORNAMENTO DISCUSSIONE DOSSIER al PARLAMENTO EUROPEO

 

Rif. B8-115/2016

 

Proposta di risoluzione – Acidi grassi trans

 

data 26/10/2016

 

Mercoledì 26/10/2016 il Parlamento europeo ha votato in seduta plenaria una proposta di risoluzione relativa agli acidi grassi trans (TFA). La risoluzione intende riaffermare come la questione dei TFA sia una priorità per il Parlamento europeo, come essi non siano generalmente riconosciuti sicuri e come sia dimostrato che limitare i TFA possa apportare rapidi e significativi benefici per la salute (riportando in questo contesto il caso positivo della Danimarca, dove nel 2003 è stato introdotto un limite nazionale del 2% relativo ai TFA presenti negli oli e nei grassi. La relazione rileva inoltre come le persone più vulnerabili (inclusi bambini e cittadini con uno status socioeconomico o un’istruzione inferiori) non dispongano di informazioni sui TFA e le conseguenze sulla salute derivanti dalla loro assunzione. Tali gruppi vulnerabili sono dunque più inclini a consumare alimenti con un tenore di TFA più elevato e impediti nel compiere scelte consapevoli. Riconoscendo che tutte le attuali strategie per la riduzione dei TFA sembrano essere associate a riduzioni significative dei livelli di TFA negli alimenti, la proposta critica la mancanza di un approccio armonizzato dell’UE in materia, e richiede una pronta risposta al fine di ridurre l’assunzione media dei TFA in modo significativo. In particolare, viene rilevato come l’etichettatura obbligatoria sia uno strumento importante ma incompleto (dal momento che interessa solo taluni alimenti, trascurando invece gli alimenti preconfezionati o quelli serviti nella ristorazione), rispetto ai limiti vincolanti, per tentare di ridurre l’assunzione di TFA da parte dei cittadini europei.

Viene perciò rivolto:

–  un invito alla Commissione europea a introdurre quanto prima un limite legale dell’UE relativo al tenore di TFA industriali (sia come ingredienti, sia come prodotti finali) in tutti i prodotti alimentari al fine di ridurne l’assunzione da parte dell’intera popolazione. Tale proposta dovrà essere presentata entro due anni;

– la richiesta che tale proposta della Commissione sia accompagnata da una valutazione d’impatto che esamini i costi di riformulazione industriale da sostenere in caso di introduzione di un limite obbligatorio e il potenziale riversamento di tali costi sui consumatori. A tale riguardo, si prende atto della decisione della Commissione di voler condurre una valutazione d’impatto approfondita al fine di esaminare i costi e benefici delle diverse soglie possibili e invita la Commissione a tenere conto in modo particolare dell’impatto sulle PMI;

– un invito al settore dell’industria alimentare a privilegiare soluzioni alternative che rispettino le norme sanitarie, come l’uso di oli migliorati, nuovi procedimenti di modificazione dei grassi o la combinazione di sostituti dei TFA (come fibre, cellulose, amidi, miscele proteiche, ecc.);

– un invito alla Commissione a collaborare con gli Stati membri al fine di migliorare l’alfabetizzazione nutrizionale, incoraggiare i consumatori e consentire loro di compiere scelte alimentari più salutari e impegnarsi con l’industria per favorire una riformulazione in chiave salutare dei prodotti.  

 

La proposta di risoluzione è stata approvata in seduta plenaria con 586 voti a favore, 19 contrari e 38 astenuti.