“Gli incontri delle imprese del settore funebre hanno messo in evidenza aspetti e criticità che ogni territorio specificatamente può incontrare sull’applicabilità delle modifiche che la delibera regionale porterà alla legge attualmente in vigore. CNA Emilia Romagna continuerà il confronto per avviare un percorso di professionalizzazione del settore che porti un miglioramento del sistema, facendo proposte propositive alla regione, alle amministrazioni locali e alle Asl di competenza.” Questo il commento del vicepresidente di CNA Emilia Romagna, Paolo Cavini, sulla nuova direttiva regionale del 27 dicembre 2019, che definisce i criteri per il riordino dell’esercizio dell’attività funebre. I nuovi requisiti riguardano le modalità e le forme di aggregazione delle imprese ed agiscono nel potenziare le misure di prevenzione e di contrasto agli episodi corruttivi.

I nuovi requisiti riguardano le modalità e le forme di aggregazione delle imprese ed agiscono nel potenziare le misure di prevenzione e di contrasto agli episodi corruttivi. Le imprese di onoranze funebri dovranno essere accreditate per poter operare nelle strutture sanitarie e socio-sanitarie, con la possibilità di tracciare, attraverso l’uso di badge. Ciò consentirà di identificare in maniera tracciabile le imprese e gli operatori funebri, che per poter operare dovrà avere mandato dal cliente e un badge per l’accesso alla struttura sanitaria.

Ogni accesso alle camere mortuarie sarà quindi tracciato e verificato tramite l’apposito badge. Il sistema consentirà, inoltre, di verificare in tempo reale eventuali concentrazioni sospette nell’assegnazione dei funerali alle stesse imprese e permetterà di predisporre un elenco di imprese accreditate a operare nelle strutture sanitarie e socio-sanitarie, in modo da favorire la libera scelta dei cittadini.

La direttiva regionale introduce, inoltre, i requisiti minimi numerici di personale e mezzi che le società (o i consorzi) devono avere per poter garantire l’espletamento dell’attività, facendo esplicito riferimento ai contratti collettivi nazionali di lavoro, e l’obbligo della Scia anche per l’apertura delle sedi secondarie.