Intelligenza artificiale impresa

Tante risposte, anche a domande che non sono ancora state fatte. L’intelligenza artificiale promette di trovare soluzioni a tutti gli interrogativi, a partire dall’elaborazione di una mole immensa di informazioni: i big data. Questi archivi contengono in pratica infinite combinazioni e simulazioni di comportamenti umani, frutto della raccolta di esperienze. Le fonti sono proprio quegli strumenti che accompagnano le nostre abitudini quotidiane, e le infrastrutture che le rilevano. Come gli assistenti vocali, i rilevatori di presenza, i sensori di traffico e gli smart home speaker.

Intelligenza artificiale e imprese

L’automazione di specifici compiti, meramente ripetitivi, promette di liberare risorse da dedicare alla creatività e di migliorare le condizioni complessive di lavoro. Lo dicono le imprese, come ha dimostrato la School of Management del Politecnico di Milano nell’osservatorio Artificial Intelligence. Quasi tutte quelle che hanno già implementato soluzioni di IA (96%) sostengono di non aver sostituito il lavoro umano con una macchina. E gli effetti più significativi si sentono sul lato delle capacità dei lavoratori che, dicono gli analisti, aumentano proprio grazie all’IA. In molti casi, l’automazione ha consentito loro infatti di dedicarsi con più dedizione alle attività prima svolte solo superficialmente.

Macchine e etica

Ma quali obiettivi deve conseguire un sistema di elaborazione sempre più sofisticato? Nella sua Moral Machine, il Massachusetts Institute of Technology ha chiamato a raccolta gli appassionati al tema ponendo questioni del genere: posto che il guidatore colto da un colpo di sonno deve salvarsi, a chi spetta il compito di definire le opzioni di sicurezza di un’auto a guida autonoma? In poche parole: se la scelta non è evitabile, è più giusto che l’auto investa tre anziani o due giovani? Sacrifichi soggetti più predisposti a sviluppare malattie cardiovascolari o atleti? La questione è scivolosa, ai limiti del politicamente corretto, e altrettanto chiara alle istituzioni internazionali. Tanto che la Commissione europea ha pubblicato un white paper per la tutela dei diritti dei consumatori, mentre il Parlamento comunitario ha adottato provvedimenti ad hoc per disciplinare gli aspetti etici, affrontando il tema della responsabilità civile e i diritti di proprietà intellettuale di robotica e IA.

Big4small

E intanto il mondo delle imprese, di tutte le dimensioni, si affaccia con interesse crescente a questa realtà. L’elaborazione dei big data, necessaria per eseguire applicazioni di IA, presuppone grandi investimenti alla portata delle big corporation, oltre che in ricerca e sviluppo, anche in formazione. Ciò non toglie però che, grazie ai più diffusi cloud pubblici, anche le piccole e medie imprese possano accedere ad applicazioni su vasta scala per migliorare il business. Si pensi ai sistemi di previsione della domanda, di prevenzione di frodi online o di riconoscimento dei DPI nelle immagini. Gli stessi like, elaborati con modelli matematici, offrono indicazioni sul probabile comportamento delle persone.

Gli investimenti in Intelligenza artificiale

Il tema degli investimenti è cruciale, e chiama in causa attori pubblici e imprese. Ai primi spetta il compito di elaborare linee guida che regolamentino lo sviluppo di algoritmi di intelligenza artificiale. Le imprese private sono d’altro canto coinvolte in questo processo nella messa a punto di infrastrutture indispensabili per alimentare di informazioni gli archivi. Protagonisti attivi, anche in veste di fruitori, nel processo di sviluppo che ruota intorno all’IA. Un mercato che in Italia ha generato, nel 2020, un giro d’affari di 300 milioni di euro, in crescita del 15% rispetto all’anno prima, ricordano dal Politecnico di Milano. Circa due terzi è generato da imprese italiane che hanno speso 230 milioni di euro in progetti di Intelligent Data Processing (algoritmi per estrarre e analizzare informazioni dai dati), servizi di chatbot e virtual assistant.

IA e Covid-19

Il Covid-19 ha rallentato la corsa e il mercato è senz’altro condizionato dalla crisi sanitaria: per il 35% del campione analizzato nello studio, i problemi di budget sono stati una barriera alla diffusione di soluzioni di IA. Ciò non toglie che le realtà che hanno in corso progetti pienamente operativi siano passate dal 20% del 2019 all’attuale 40%. Un dato per tutti: la metà delle imprese medio-grandi italiane non ha rinunciato a questi sistemi.

La domanda non manca. Uno su due degli intervistati dagli analisti del Politecnico ha già utilizzato prodotti e servizi che includono funzionalità di intelligenza artificiale. Utilizzatori che arricchiscono di informazioni il grande database; lo stesso che servirà a sofisticare sempre di più le risposte, e a trovarne di nuove al servizio di futuri utenti. E così via.

Ecco allora che nel variegato universo dell’IA tutti, istituzioni pubbliche, imprese e cittadini, vestono allo stesso tempo i panni di attori e spettatori. Tutti tasselli del grande mosaico conosciuto come Internet delle cose.